Filosofia

Razzismo = Kardec, Voltaire, Marx
PERGUNTA
Nome:
Carlos Eduardo Monteiro
Enviada em:
19/10/2004
Local:
Piracicaba - SP, Brasil
Religião:
Cattólico
Escolaridade:
Facultà in andamento


Professore Orlando,
 
La spedirò tutto quanto abbiamo combinato nel telefono, articolato in vari e-mail.
 
In questo e-mail, però, mi piacerebbe inviare qualche citazioni che servono per esibire alle persone il razzismo di Allan Kardec, di Voltaire e di Marx.
 
***
“Il nero può essere bello per altro nero, come un gatto è bello per un"altro gatto; ma non è bello nel senso categorico, perché i suoi tratti rustichi, suio labbri spessi accusano la materialità degli istinti; possono esprimire perfettamente le passioni violente, ma non saprebbero prestarsi alle sfumature delicate dei sentimenti e alle modulazioni di uno spirito fino.
 
Ecco perché possiamo, senza dubbio, credo, giudicarci più belli che i neri e gli Otentoti; ma, forse, anche noi saremo, per le future generazioni, quello che gli Otontoti sono quanto a noi; e forse, quando nostri fossili saranno incontrati, ci considereranno come qualche varietà di animali."
 
Allan Kardec, "Opere postume" ***  
 
“Scendendo su questo cumulo di fango e non avendo maggiori nozioni a rispetto dell"uomo, come questo non l"ha quanto ai residenti di Marte o di Giuppiter, sbarco ai cigli dell"oceano, nel paese della Cafraria, e comincio a ricercare un"uomo. Veggo macachi, elefanti e neri. Tutti sembrano avere un baleno di una raggione imperfetta. Tutti hanno un linguaggio che non capisco e tutte le sue azioni sembrano ugualmente essere rilazionate con qualche causa. Se giudicasse le cose per il primo efetto che mi causano, crederei, inizialmente, che tra tutti questi enti l"elefante è l"animale ragionevole. Però, per non scegliere futilmente, prendo i piccoli di queste vari bestie.

Esamino un piccolo di nero di sei mesi, un piccolo di elefante, un macachetto, un leonetto, un canetto. Veggo, senza dubbio, che questi giovanni animali hanno incomparabilmente più forza e destrezza, più idee, più passioni, più memoria che il negretto e che esprimono molto più sensibilmente tutti i suoi desideri che quell"altro
.
 
Però, doppo un tempo, il negretto ha tante idee quanto tutti loro. Posso vedere che gli animali neri hanno, tra loro, un linguaggio molto più articolata e variata che quella degli altri animali. Ho avuto tempo di imparare questo linguaggio e, allora, perché tanto ho osservato il piccolo grado di superiorità che, a lunga scadenza presentano quanto ai macachi e agli elefanti, posso giudicare che, infatti lì è l"uomo. E mi do questa definizione:

L"uomo è un"animale nero que ha lana sulla testa, camina su due zampe, è quasi tanto pratico quanto una scimmia, è meno forte che gli altri animali della sua taglia, provenito da un pocco più di idee che loro e dotato di maggior facilità di espressione
. Oltre a che, è sottomesso alle stesse necessità degli altri, a nascere, vivere e morire esatamente come loro.
 
Doppo aver passato un tempo tra questa specie, vado alle regioni marittime dell"India Orientale. Mi sorprendo con quello che veggo: gli elefanti, i leoni, i macachi ed i pappagalli non sono esatamente come erano nella Cafraria; ma l"uomo, questo mi sembra totalmente diverso. Adesso sono uomini d"un bel tono giallastro, non hanno lana, ma hanno la testa coperta da grande criniere nere. Sembrano avere sulle cose idee totalmente avverse alle quelle dei neri. Sono, dunque, costretto a cambiare la mia definizione e a classificare la natura umana in due specie; la nera con lana e la giala con la criniera.
 
Ma, alla Batavia, a Goa ed a Surata, punto d"incontro di tutte le nazioni, veggo una grande multitudine di europei. Sono bianchi, non hanno lana né criniera, ma i cappeli biondi sciolti e barba nel mento. Mi fanno vedere, anche, molti americani, che non hanno barba. Ecco la mia definizione e le mie speci di uomo molto ampliate. A Goa incontro una specie ancora più singolare che tutte queste. È un"uomo vestito bene con un lungo abito nero, che si dice fatto per istruire agli altri. Tutti questi uomini che vedi, mi dice lui, sono nati da uno stesso padre. E, allora, mi racconta una lunga storia. Però, quello che questo animale dice mi pare molto sospetto. Mi informo se un nero e una nera, di lana nera e naso piatto, gerano qualche volte bambini bianchi, di cappeli biondi, naso adunco ed occhi blu, se nazioni imberbi sono venite da poppoli barbati e se i bianchi e le bianche gerano poppoli gialli. Mi hanno risposto di no, che i neri traspiantati, per esempio, alla Germania sono rimasti a gerare neri, a meno che i tedeschi cambiano la specie, e così via.
Hanno detto anche che un"uomo istruito mai direbbe che le specie non miste si degenerano, eccetto il Prette Dubbo, che ha detto questa banalità in un libro intitolato Riflessioni sulla Pittura e sulla Forma ecc. Mi sembra che adesso sto molto bene fondamentato per credere che gli uomini sono come gli alberi: 

"così come le perere, i cipresti, le quercie e le albicoccheri non vengono da uno stesso albero, cosè anche i bianchi e barbati, i neri di lana, i gialli con criniera e gli uomini senza barba non vengono dallo stesso uomo"
Voltaire, Trattato di Metafisica, cap. I (I Pensatori). São Paulo: Abril, 1978, p. 62, 63.

Osservazione: Ecco qua un "buon" contributto dellIlluminismo al razzismo.

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Adesso, ecco Marx a difendere la schiavitù in Brasile:

,,Mi lascia darvi unesempio della dialetica del Signor Proudhon.
La libertà e la schiavitù costituiscono unantagonismo. Non cè nessuna necessità di parlare sugli aspetti buoni o mali della libertà. Quanto alla schiavitù, non cè nessun bisogn di parlare sugli aspetti mali. Lunica cosa che bisogna spiagazione è la parte buona della sciavitù. Non mi riferisco alla servitù indiretta, la schiavitù del proletario; mi riferisco alleschiavitù diretta, alla schiavitù dei neri in Suriname, in Brasile, nelle regione del Sud dellAmeria del Nord.

La schiavitù diretta è il pivot sopra il quale nostro industrialismo quotidiano fa girare il machinaio, il credito, ecc. Senza la schiavitù non ci sarebbe nessuno cotone, senza cotone non ci sarebbe nessuna industria moderna. <<<È la schiavitù che da valore alle colonie, furono le colonie che hanno creato il comercio mondiale, e il comercio mondiale è la condizione necessaria per lindustria di macchina in grande scala.>>> Così, prima del comercio di schiavi, le colonie hanno spedito pocchi prodotti al Vecchio Mondo, e non hanno cambiato visibilmente la face del mondo. <<>> Senza schiavitù, lAmerica del Nord, la nazione più progressista, si sarebbe trasformata in un paese patriarcale. Appena metti fuori lAmerica del Nord dalla carta, e non incontrerai anarchia, la putrefazione completa del comercio e della civilizzazione moderna. Ma abolire la schiavitù sarebbe spazzare lAmerica del Nord fuori dalla carta. Come categoria economica, la schiavitù sempre esiste in tutte le nazioni dallinizio del mondo. Tutto quanto le nazioni moderne hanno conseguito è truccare la schiavitù in casa ed importarla al Nuovo Mondo. Doppo queste riflessioni sulla schiavitù, che cosa farà il buon Signor Proudhon? Cercherà la sintesi tra la libertà e la schiavitù, il vero camino dorato, in altre parole, lequilibrio tra la schiavitù e la libertà."

Lettera di Karl Marx a Pavel Vasilyevich Annenkov, Parigi
Scritta il 28 dicembre 1846 Rue dOrleans, 42, Faubourg Namur.
Fonte: Marx Engels Collected Works, vol. 38, p. 95
Casa editrice: International Publishers (1975)
Prima publicazione: completa nelloriginale in francese in M.M. Stasyulevich i yego sovremenniki v ikh perepiske, Vol III, 1912
Traduzione in inglese può essere accessata a
http://www.marxists.org/archive/marx/works/1846/46_12_28.htm
RESPOSTA

Molto egregio Carlos Eduardo, Salve Maria!
 
SENSAZIONALE!!! SUE CITAZIONI SONO SPETTACOLARI.
 
Come ringraziarLa queste citazioni preciose che mostrano come Kardec, Voltaire e Marx -- questi nemichi di Dio -- erano razzisti e schiavocrati. Sue citazione faranno un grande bene. Li metterò nel sito con distacco. Non sò como ringraziarLa!
 
Che Dio La paghe per questa colaborazione spettacolare nella battaglia contro il male.
 
In corde Jesu, semper, 
Orlando Fedeli