Religione-Filosofia-Storia

Maurice Zundel: um eretico scandaloso e spudorato
Orlando Fedeli


Nota de l'autore
I – Introduzione: un’ asserzione scandalosa
II -- Zundel deturpatore della dottrina tomista della l'Eucaristia.
III -- Eucaristia
=
materialismo ed idolatria
IV --La transostanziazione della Umanità in Cristo

V -- Chiesa, Ecumenismo ed Apocatastasis



Nota de l'autore

(Rifatta nel 04/07/2002, in considerazione alla riquiesta, ricevuta in questa ultima data, dal segretario d’ un Vescocovo italiano e del suo teologo, che ci ha domandato considerare i suoi scritti (del 02/06/02) come "privati", cosa che non avevano fatto prima.

Lamentiamo che abiamo publicato precedentemente il nome del Vescovo e della sua città.

Così, considerando la riquiesta del segretario del vescovo italiano, in questa versione il teologo è indicato come X, e la -città del Vescovo come Y).

--------------------------------------------

Dopo aver publicato questo studio in portoghese ed in spagnuolo, abiamo ricevuto d’Italia (nel 02/06/02), la critica di un teologo, che firmò il suo parere semplicemente con le tre iniziali del suo nome X.

Non avevamo la minima intenzioni di tradurre nostro articolo in italiano, perché non abiamo mai studiato questo idioma, del quale abiamo una conoscenza soltanto familiare, non al livello necessario per un lavoro più serio.

Nonostante, per amore alla fede cattolica, abiamo osato fare una povera traduzione italiana di questo lavoro sul pensiero di Zundel e la Eucaristia, per facilitare agli italiani la conoscenza della dottrina zundeliana.

Certo, in questa traduzione, tanto inabile, ci sarano molti errori di grammatica, di stile e construzione, sicome di ortografia, per i quali domandiamo scuse ai nostri lettori d'Italia. Ma, abiamo creduto che, nonostante questi errori, vale più risppetare la fede che la grammatica, lo stilo e l 'ortografia.

Tra gl’insegnali [...] ci sono i comentari specificamente introdoti riguardo al parere del teologo X, sù la versione in spagnuolo del referito articolo, riquiesta a lui da un Vescovo d’Italia, o, in altri punti, ci sono insirimenti solo per chiarimento.

Alla Madona, Madre del Verbo Incarnato domandiamo che benedica questo povero lavoro, che desidera soltanto diffendere Cristo, realmente presente nell 'ostia consacrata, così offeso per le eresie e le bestemie di un prete quale Maurice Zundel.

Orlando Fedeli.


I – Introduzione: un’ asserzione scandalosa

Immaginiamo che una persona sentisse dire da uno che crede che Cristo è così presente in una minestra il quanto lo è nell’ostia consacrata alla Messa.

Qualunque cattolico avrebbe considerato che tale persona, o non crede alla presenza reale di Cristo nell’ostia consacrata, o che colui è un gnostico pancristico, del tipo Teilhard de Chardin.

Di qualsiasi modo, colui che avrebbe affermato tale frase scandalosa, verrebbe considerato come un eretico.

Come mai si dovrebbe avere un'altra conclusione, se chi affermasse tale frase scandalosa e maliziosa fosse un prete?

Come mai si sarebbe messa da parte la logica, se chi avesse affermato tale frase, di un contenuto fortemente eretico, fosse un sacerdote amico del Papa Paolo VI?

Dunque, Maurice Zundel era statto amico di Monsignore Giovanni Battista Montini – futuro Paolo VI – dal 1923. Fu lui che scrisse la seguente frase incredibile nella penna di un sacerdote:

"Io metto altretanta devozione nel mangiare la minestra, che nel celebrare la messa, perchè siamo sempre alla tavola del Signore, ed è dalla sua mano che riceviamo il nutrimento, simbolo del suo amore" .(Maurice Zundel, Il Volto di Dio nel Quotidiano, Ed. Messaggero, Padova, 1989, p. 112).

In altri tempi, un prete che osasse scrivere una cosa simile, verebbe immediatamente scomunicato. Nel secolo XX, questo prete fu invitato a pregare il ritiro allo stesso Papa -- Paolo VI, che era il suo amico ed ammiratore -- e ai Cardinali della Curia Romana, al Vaticano, nel 1972!

È evidente, che alcune persone, capaci di comprendere ed ingoiare qualsiasi eresia, si manifesterranno arrabbiati perché abbiamo detto la verità che codesto prete fu amico di Paolo VI. Taluni, che pretendono che il Papa chieda il perdono " dagli atti peccaminosi della chiesa", nel passato, non sopportano qualsiasi allusione critica, anche se la più leggera, ai Papi post conciliari.

Strana logica...

Dunque, colui che si manifesterà scandalizzato con noi, perché raccontiammo il fatto, vero e storico, che Montini (Paolo VI), fu amico e ammiratore di Zundel, e non si spaventa con la frase scandalosa che abbiamo citatto di codesto sacerdote, dimostrerà che più valorizza le persone – anche se sia la persona di un Papa, a chi si deve il massimo rispetto – più della propria Fede.

Ora, ci insegnò San Paolo che, se qualcuno, anche se fosse un angelo del cielo, dicesse qualcosa contro la Fede, codesto angelo stesso, dovrebbe essere anatematizzato. Zundel, ancora che sia statto amico di un Papa, dovrebbe essere scomunicatto a causa della sua frase scandalosa e offensiva agli uditi pii. Frase che indica, oltre, che lui non crede a quello che la Chiesa insegna sulla presenza reale di Cristo nell’ostia consacrata.

E solamente perchè lui era amico di Montini, solamente perchè lui è stato invitatto a pregare un ritiro al Papa e alla Curia, si dovrebbe far silenzio e tolerare questa frase sandalosa e sospetta di negare la presenza reale di Cristo nella ostia consacratta? Per queste sole raggioni, si dovrebbe tolerare un tale assurdo, od occultare la sua amicizia con Paolo VI?

Al contrario. Il fatto di lui aver goduto dell’amicizia di un futuro Papa, per circa cinquant’anni, è causa di un nuovo scandalo.

Come è statto possibile che un Papa fossi statto amico di un sacerdote che diceva tanto audacemente tale cosa, commetttendo una mancanza rispetto così grave contro l’Eucaristia?

Ed il Papa non lasciò soltanto di rimproverarlo, ma, tutto al contrario, lo invitò a pregare un ritiro spirituale alla Curia Romana!

Qualcheduno ci avrebbe detto, con una voglia matta di diffendere l’indiffensabile e di scusare quello che non si può scusare: "Non è che Zundel neghi il fatto di Cristo sia nella sacra ostia. È che lui è così grato a Dio per i suoi benefici, che, fino quando mangia la minestra, lui non si dimentica che è Dio che ci dà tutti i cibi: la minestra e l’Eucaristia.

Codesta "gratitudine", però, viene assurdamente manifestata, perché uguaglia il beneficio della minestra al Dono ineffábile ed infinito dell’Eucaristia. È in questa uguaglianza che reside lo scandalo.

Preténdere diffendere, oppure scusare, Zundel per la sua devozione cristica... alla minestra, o alla sua "inzuppata" devozione eucaristica, è restare profondamente ingannato. Zundel non eguaglia la minestra all’Eucaristia per gratitudine. Lui le eguaglia, perché non ci crede affatto, alla presenza reale di Cristo nell’ostia consacrata, nella forma in cui la chiesa l’insegna, e pretende che ci si creda: "TRANSUSTANZIAZIONE".

Si vogliono delle prove?

Si veda quello che scrisse Zundel, in un altro dei suoi libri:

"Cristo non è nell’Ostia"

‘’Cristo non è nell’ostia, come un orologio nell"astuccio, o come l’acqua in una fontana, o come noi stessi in questo ricinto" (M. Zundel, Un autre Regard sur l’Eucharistie, Ed. Le Sarment, France, 2001, p.117).

Il primo senso di codesto testo sopra citato è chiaramente contrario alla fede, comunque ci sia in esso una certa malizia abbastanza camuffata.

In conformità a quello che insegnò infallibilmente il Concilio di Trento, nel suo primo anatematismo contro gli errori a rispetto del sacramento dell’Eucaristia:

"Se qualcuno insegnerà che nel Santissimo Sacramento dell’Eucaristia non vi è contenuto di manera vera, reale e sostanzialmente il corpo ed il sangue insieme con l’anima e la Divinità del Nostro Signore Gesù Cristo, e consequentemente, Cristo intero, ma al contrario, se dice che c’è nell’Eucaristia soltanto, un segno, o figura virtuale, sia scomunicato". (Concilio di Trento, Della presenza reale di Gesù Cristo Nostro Signore, nel Santissimo Sacramento dell’Eucaristia. - Cannone I).

"Se qualcuno dirà che, fatta la consacrazione, non vi è il Corpo ed il Sangue del Nostro Signore Gesù Cristo nell’ammirabile sacramento dell’Eucaristia, ma soltanto quando esso viene usato, mentre se lo riceve, ma non prima, neanche dopo; che non rimane il vero Corpo del Signore nelle ostie o particole consacrate, che vengono costodite o avanzano dopo delle comunione, sia scomunicato!" (Concilio di Trento, Cannone 4, sull’Eucaristia).

Ed il Concilio di Costanza, condannò l’eresia di Wyclef che affermava:

"Cristo non è nello stesso sacramento di maniera identica e realmente attraverso la sua propria presenza corporale" (Concilio di Costanza, contro Wyclef. Denzinger, 583).

Alla prima vista, e al primo intendimento, Zundel cade sotto a gli anatemi del Concilio di Trento. Però, nel testo di Zundel, c’è una sfumatura sottile, che se gli avrebbe permesso di giustificare, e tentare di scappare dalla codanna di Trento.

Il testo di Zundel, oltre ad essere scandaloso, ha un primo senso eretico, cadendo sotto la condanna degli anatemi di Trento, poi Cristo è, vera, reale e sostanzialmente presente nell’ostia consacrata.

Avrebbe detto Zundel, che lui non negò l’insegnamento del concilio. Lui ha soltanto negato che Cristo sia nell’ostia come un orologio in un astuccio, oppure come l’acqua è dentro la fontana, o anche come le persone che sono contenute in un salotto, cioè, come il contenuto in un ricipiente.

Infatti, Cristo non viene contenuto nell’ostia, come se questa ne fosse un ricettácolo. L’ostia non è un ricipiente del corpo di Cristo. Dalle parole della Consacrazione, tutta la sostanza del pane è transustanziata nel corpo di Cristo.

Però, Zundel dovrebbe aver detto che Cristo non è nel pane, e non che Cristo non è nell’ostia, poiche l’ostia designa propriamente il pane già consacrato.

Lo stesso Concilio di Trento, nel suo Cannone 4, usa parole che condannano Zundel:

"Chi dirà... che non rimane il vero Corpo del Signore nell’ostie consacrate, che si custodiscono o restano dopo la comunione,sia scomunicato!"

Ancora dirà qualche testardo diffensore di Zundel, che lui non usò l’aggettivo "consacrata", che ne usò solo il termine ostia.

Questa sarebbe una stravagante diffesa, che sarà smentita d'altro testi del proprio Zundel, come vedremo in seguito.

Qualsiasi persona che legga le frasi in foco di Zundel, capirà che l’autore nega che Cristo sia, vera, reale e sostanzialemtne presente, nell’ostia consacrata, dato che nessuno – a meno che sia brutalmente panteista o gnostico – avrebbe affermato che Cristo è presente nell’ostia non consacrata.

Come l’avevamo già detto, Zundel avrebbe protestato, caso venisse accusato, dicendo che quello che scrisse è che Cristo non è contenuto nell’ostia, come l’orologio viene contenuto nell’astuccio.

L'orologio, ch' è contenuto nel suo astuccio, è distinto del astuccio.

Se Cristo fossi contenuto nell’ostia, questa NE sarebbe distinta, e questo vorrebbe dire, che non ci sarebbe stata la transustanziazione del pane nel Corpo di Cristo.

Lutero diceva che Cristo era presente nel pane, ma rifiutava la transustanziazione. E codesta fu una delle eresie Luterane.

Zundel gioca con le parole, utilizzando delle formule equivoche, il cui senso è eretico, e soltanto con un’analisi più profonda e sottile, se ne potrebbe con sforzo scusarle, dandole un senso accettabile che, alla prima vista, non ce l’hanno.

Codesto modo ambiguo di esprimersi è condannabile, perche induce in errore, o nel caso, induce in eresia, poiché nega la presenza reale di Cristo nell’ostia consacrata, come sempre la chiesa ci insegnò, scomunicando la tesi opposta.

Ora, chi scrive o dice qualcosa ambiguamente, esprimendone un primo senso falso, sbagliato od eretico, e, con un secondo senso dottrinariamente accettabile, però più occulto, e che ci può essere raggiunto solamente con sforzo, dev' essere considerato come se volesse ingannare ed indurre all’errore o in eresia.

E la Chiesa sempre condannò codesto tipo di frase come errore, o come s' avesse sapore di eresia o d’errore.

Se Zundel avesse scritto "Cristo non è presente nel pane", ne sarebbe stato più giusto. Ma lui scrisse che "Cristo non è presente nell’ostia", e per ostia, si capisce normalmente, il pane consacrato, transustanziato in Cristo. Scrivendo così lui ci dà ad intendere che Cristo non è, vera, reale e sustanzialmente presente nell’ostia consacrata. Lui ci lascia intendere che non crede alla transustanziazione, come la definisce la chiesa e come esige che ci si creda.

[Seguendo il consiglio di un teologo di Y (X -- lui non ha firmato il suo nome intero), che ci ha criticato di non avere fatto delle citazioni della enciclica Mysterium Fidei di Paolo VI, in questo lavoro su Zundel, vogliamo adurre una citazione di Paolo VI che condanna precisamente questo modo ambiguo di scrivere impiegato da Zundel.

Dice Paolo VI:

"Salva infatti l’integrità della fede, è necessario anche serbare un esatto modo di parlare, affinché usando parole incontrollate non ci vengano in mente, che Dio non permetta, false opinioni riguardo alla fede dei più alti misteri. Torna a proposito il grave monito di s. Agostino quando considera il diverso modo di parlare dei filosofi e del cristiano: "I filosofi, egli dice, parlano liberamente senza timore di offendere orecchi religiosi in cose molto difficili a capirsi. Noi invece dobbiamo parlare secondo una regola determinata, per evitare che la libertà di linguaggio ingeneri qualche opinione empia anche intorno al significato della parola".

"La norma di parlare dunque, che la Chiesa con lungo secolare lavoro, non senza l’aiuto dello Spirito Santo, ha stabilito, confermandola con l’autorità dei concili, norma che spesso è diventata la tessera e il vessillo della ortodossia della fede, dev’essere religiosamente osservata; né alcuno, -- [nemeno Zundel] -- secondo il suo arbitrio o col pretesto di nuova scienza, presuma di cambiarla. Chi mai potrebbe tollerare che le formule dogmatiche usate dai concili ecumenici per i misteri della SS. Trinità e dell’Incarnazione siano giudicate non più adatte agli uomini del nostro tempo ed altre siano ad esse temerariamente surrogate?

"Allo stesso modo non si può tollerare che un privato qualunque -- [nemeno Zundel]-- possa attentare di proprio arbitrio alle formule con cui il Concilio Tridentino ha proposto a credere il mistero eucaristico. Poiché quelle formule, come le altre di cui la chiesa si serve per enunciare i dogmi di fede, esprimono concetti che non sono legati a una certa forma di cultura, non a una determinata fase di progresso scientifico, non all’una o all’altra scuola teologica, ma presentano ciò che l’umana mente percepisce della realtà nell’universale e necessaria esperienza: e però tali formule sono intelligibili per gli uomini di tutti i tempi e di tutti i luoghi. Invero quelle formule possono fruttuosamente spiegarsi più chiaramente e più largamente, mai però in senso diverso da quello in cui furono usate, sicché progredendo l’intelligenza della fede rimanga intatta la verità di fede. Difatti il concilio Vaticano I insegna che nei sacri dogmi "si deve sempre ritenere quel senso, che una volta per sempre ha dichiarato la santa madre chiesa e mai è lecito allontanarsi da quel senso sotto lo specioso pretesto di più profonda intelligenza". (Paolo VI, Mysterium Fidei).

Dunque, ringraziamo il teologo X, di Y, per il suo consiglio che ci ha permesso di trovare questa citazione di Paolo VI que condanna il linuaggio ambiguo di suo amico Zundel. Peccato che dopo questa eccelente dottrina su la chiarezza del linguaggio, Paolo VI l' abbia invitato a pregare in Vaticano].

Non abbiamo trovatto nei parecchi libri di Zundel che abbiamo letto – ed ancora non abbiamo letto tutte le sue opere – nessuna frase affermando chiaramente che, attraverso la transustanziazione, Cristo è vera, reale e sustanzialmente presente nell’ostia consacrata.

Abbiammo trovatto, sì, molti testi che contraddiscono la dottrina cattolica sull’Eucaristia.

Concludemmo, dunque, che, nella citazione di sopra, Zundel volle proprio negare la presenza reale, comunque lui ne usa una formual ambigua, per diffendersi dall’accusa dell’eresia, potendo dire che Cristo non è presente nell’ostia (nel pane) come un contenuto in un continente, in un ricettácolo, poiché, dopo la consacrazione, tutta la sotanza del pane è transustanziata, nel Corpo di Cristo, e, per concommittanza, nel Sangue, Anima e divinità di Cristo.

Vedremo, per mezzo di molti altri testi di Zudnel, che nostra analisi e conclusione sono giuste: sotto formule ambigue, ma scandalose, Zundel nega la presenza reale di Cristo nell’ostia consacrata, perche nega la transustanziazione, tale come la Chiesa la definisce.

Zundel è un maestro nell’ambiguità e nell’anfibologia. Ed il caso sopra citato – "Cristo non è presente nell’ostia, come un orologio in un astuccio,.. ecc." – è un esempio tipico del suo linguaggio pieno di malizia serpentina...

Or bene, quando un testo è appositamente ambiguo, o quando una persona di autorità si esprime ambiguamente, di caso pensato, si deve interpretare il testo ambiguo nel suo senso peggiore, perché la persona di autorità non può espressarsi ambiguamente. Molto meno ancora in una questione così delicata, quanto il dogma della presenza di Cristo nell’ostia.

Quale interesse avrebbe, per parlare ambiguamente, colui che crede al dogma della presenza reale? Chi crede seriamente ad un dogma, cerca sempre di espremirsi chiaramente, per evitare degli errori. È l’eretico malintenzionato, che cerca di nascondere quello che pensa, parlando e scrivendo ambiguamente. Perché giocare, facendo dei paradossi e delle trappole acrobatiche, con parole di doppio senso, adoperando delle formule capziose? Colui che legge codeste formule capziose, ambigue od equivoche, viene indotto esattamente in eresia.

Di recente, abbiamo fatto vedere delle frasi scandalose di Zundel, ad un pio sacerdote, e lui, dopo di averle lette, ci rese il libro e commentò:

"Se lei pubblica questo, un grande numero di preti e seminaristi, in Brasile, gli piacerà, perché esse esprimono proprio quello a cui loro credono, cioè, che Cristo non è infatti, presente nello’ostia consacrata. Invece di indignarsene, se ne rallegreranno".

E codesto sacerdote ci raccontò, allora, che molti preti ingnorano completamente, fra altre cose molto essenziali, la dottrina della Chiesa sulla Messa e la transustanziazione.

Ma, allora, ci domandiamo pieni d’angoscia, - noi che non siamo teologi – ma allora, cos’è la Messa per questi preti e futuri preti? Cosa ne pensano dell’Eucaristia? Per loro, cos’è la consacrazione?

E, pieni d’angoscia per la nostra ignoranza teologica, ci domandiamo: che cosa vale la Messa di chi nega la transustanziazione?

Se è vero quello che ci disse codesto sacerdote – e non abbimo il minor motivo per dubbitarne – allora si spiega così grande incuranza nel trattrare l’ostia consacrata. Allora viene spiegata l’indiferenza con la quale molti preti trattano le sacre particole. Così ci si schiarisce perché un prete disse ad un ragazzo (nostro figlioccio), che era appena battezato – codesto fatto accadde nel 1964, in pieno sviluppo del Vaticano II – e che gli aveva chiesto la comunione:

‘‘Vuoi una galletta, eh? Te ne darò una!"

E gli diede la sacra ostia.

E questo successe prima della Nuova messa, nel 1964. E d' allora la situazione peggiorò molto. Non si ha la minima cura nel trattrare l’ostia consacrata. Non si eseguono i ritti minimi di rispetto che la Chiesa commanda verso l’óstia consacrata.

Questo si può facilmente verificare oggigiorno, riguardo alla presenza vera di Cristo nell’ostia – la semplice elliminazione dei gesti che esteriorizzano la fede nella presenza di Cristo nell’óstia – le genuflessioni davanti il Santissimo Sacaramento, o davanti il Tabernacolo, per esempio – a poco a poco, porta i fedeli a dimenticare la vera presenza di Cristo nell’ostia, e dopo, diventa più facile negare il dogma.

Ci sembra che si seguí una tattica: si eliminarono per prima, i segni esterni di rispetto, e dopo, insegnarono l’eresia esplicitamente, così come viene fattto da Zundel.

E che Zundel vuole negare il dogma della presenza reale di Cristo nell’ostia, è quello che vedremo, in seguito, per mezzo di molte altre citazione dei suoi libri. Per ora, ne citeremo solo alcune delle sue frasi, che saranno analisate più approfonditamente dopo.

"Se non ci fosse più amore, la Messa sarebbe una abominazione. Ne segue, d'altra parte, come già precisò San Tommaso, che nell’Eucaristia non c’è la presenza locale, cioè, in altre parole, che nell’Eucaristia Gesù non può essere afferato con le mani. Ciò che tocchiamo con le mani sono le apparenze, ciò che mettiamo in bocca, sono le specie del pane e del vino. Non abbiamo un contatto fisico con Cristo, abbiamo solo quel tipo di contatto che abbiamo con gli amici. È questo conttatto che abbiamo con Cristo, in maniera che, mangiando la specie fisicamente, spiritualmente ci nutriamo di Gesù". (M. Zundel, Il Volto di Dio nel Quotidiano, pp. 170-171. Il neretto è nostro).

Or bene, siccome ci insegna la Chiesa, e insieme con Santo Tommaso, le specie di pane e di vino sono le apparenze od gli accidenti, che rimangono, mentre la sostanza del pane e del vino, per le parole della consacrazione, si transustanzionano rispettivamente nel Corpo e nel Sangue di Cristo.

Per Zundel, noi mangeremmo gli accidenti del pane, e non la sostanza che è il Corpo di Cristo. Lo che è un assurdo logico, ed un’eresia teologica, poiché, attraverso le parole della consacrazione, nell’ostia consacrata, vi è reale, vera e sotanzialmente presente il Corpo di Cristo, sotto le specie o apparenze di pane. Zundel nega che quando riceviamo la comunione, mangiamo il Corpo di Cristo.

Lui dice:

"Quando portiamo l’eucaristia, Cristo non è trasportato. Quando mangiamo l’ostia, Cristo non è mangiato. Tutte queste cose sono segni di qualcosa che oltrepasa ogni parola. Si tratta di una trasformazione di noi stessi in Cristo, dove tutti questi segni vogliono dire una sola cosa: la carità di Cristo che ci trasforna in Lui, perché la nostra vita sia carità" (M. Zundel, Il Volto di Dio nel Quotidiano, p.172. Il neretto è nostro).

In queste frasi, Zundel nega le stesse parole pronunziate da Cristo nell’istituzione dell’Eucaristia, e che il sacerdote ripete nella consacrazione alla Messa:

"Mangiatene e bevetene tutti. Questo è il mio corpo" (Mt. XXVI, 26).

Quel che dice Zundel nega anche queste altre parole del proprio Cristo:

"Se non mangerete la carne del Figlio dell’uomo e non ne berette il suo sangue, non avrete vita in voi. Colui che mangerà la mia carne, e berrà il mio sangue, avrà la vita eterna, ed io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è veramente un cibo ed il mio sangue veramente una bevanda. Colui che mangerà la mia carne e beverà il mio sangue, rimarrà in me, ed io in lui" (Giov., VI, 54-57)

Zundel, nega anche quel ch' affermò infallibilmente il Concilio di Trento contra le eresie protestanti sull’Eucaristia:

"Se qualcuno dice che Cristo, offertosi nell’Eucaristia, viene mangiato solo spiritualmente, e non anche sacramentale e realmente, sia anatema" (Concilio di Trento, Canone 8, sull’Eucaristia, Denziger 896).

E Zundel dice esattamente quello che anatematizzò il Concilio di Trento.

Si noti che Zundel dice che, all’Eucaristia, ci sono solo dei segni. Dunque, che in essa non ci sono delle realtà. Che l’ Eucaristia non è realmente il Corpo ed il Sangue di Cristo. Orbene, abbiamo già visto cheil Canone número uno del Concilio di Trento sopra

l 'Eucaristia ha coondannato con anatema chi afermasse che nella Eucaristia ci sarebbe soltanto dei segni e non delle realtà

Ripetiamo la parte ch 'interessa al caso, in questo canone 1 su l'Eucaristia:

"Se qualcuno dice che Cristo è [nella Eucaristia] solo come segno e come figura o per sua eficacia, sia anatema" (Concilio di Trento, Canone 1, su l'Eucaristia. Denzinger, 883. Il grosseto è nostro).

[Seguendo il consiglio del teologo X di Y, vogliamo agiungere una citazione di Paolo VI che vienne molto al caso:

"Tuttavia, fratelli venerabili, non mancano, proprio nella materia che ora trattiamo, motivi di grave sollecitudine pastorale e di ansietà, dei quali la coscienza del nostro dovere apostolico non ci permette di tacere. Ben sappiamo infatti che tra quelli che parlano e scrivono di questo sacrosanto mistero ci sono alcuni che circa le messe private, il dogma della transustanziazione e il culto eucaristico, divulgano certe opinioni che turbano l’animo dei fedeli ingerendovi non poca confusione intorno alle verità di fede, come se a chiunque fosse lecito porre in oblio la dottrina già definita dalla Chiesa, oppure interpretarla in maniera che il genuino significato delle parole o la riconosciuta forza dei concetti ne restino snervati. Non è infatti lecito, tanto per portare un esempio, esaltare la messa così detta "comunitaria" in modo da togliere importanza alla messa privata; né insistere sulla ragione di segno sacramentale come se il simbolismo, che tutti certamente ammettono nella SS Eucaristia, esprimesse esaurientemente il modo della presenza di Cristo in questo sacramento; o anche discutere del mistero della transustanziazione senza far cenno della mirabile conversione di tutta la sostanza del pane nel corpo e di tutta la sostanza del vino nel sangue di Cristo, conversione di cui parla il Concilio di Trento, in modo che essi si limitino soltanto alla "transignificazione" e "transfinalizzazione" come dicono; o finalmente proporre e mettere in uso l’opinione secondo la quale nelle ostie consacrate e rimaste dopo la celebrazione del sacrificio della messa nostro Signore Gesù Cristo non sarebbe più presente. Ognuno vede come in tali opinioni o in altre simili messe in giro la fede e il culto della divina Eucaristia sono non poco incrinati".(Paolo VI, Mysterium Fidei).

Da questa citazione, si vede che Paolo VI non solamente ha difeso bene la dottrina cattolica su l'Eucaristia, si come ha condannatto gli errori che circolavano, al suo tempo, in questo campo. Peccato, che, dopo, ha invitato uno dei peggiori propugnatori degli errori, che Lui stesso aveva condannato, a pregare, nientemeno che nel Vaticano!]

Finalmente, si veda la stramba eresia di Zundel: quello che è transutanzionato in Cristo sono gli uomini e non il pane e il vino.

Questa eresia la scrisse Zundel, e quantunque l'abbia scritto, Paolo VI mantenne la sua amicizia con lui:

"Quando portiamo l'Eucaristia, Cristo non è di nessun modo trasportato. Quando manggiamo l'ostia, Cirsto non è manggiato".

"Nella communione è significata qualche cosa que oltrepassa tutte le parole: si tratta d' una trasustanziazione di noi in Gesù Cristo, nella qualle tutti i segnali vogliono dire soltanto una cosa: la carità di Cristo ci trasforma in Lui stesso, afinchè la vita nostra sia carità". (M. Zundel, Un regard sur l' Eucharistie, ed cit, pp. 160-181. Il grosseto è mio).

É di restare atterriti!

Per mezzo della consacrazione, noialtri è che ci trasformiamo in Cristo! (E non si pensi che lui parla in trasformazione in un senso mistico. Zundel parla in senso ontologico). E si noti che Zundel dice che "nella communione è significata...". [E Paolo VI, nella Mysterium Fidei, condannò quelli che utilizano il termine significare per spiegare l'Eucaristia].

Vedremo, più avanti, in maggiore profondità, questa eresia gnóstica di Zundel.

 

II -- Zundel deturpatore della dottrina tomista della l'Eucaristia.

Per giustificare le sue eresie e la sua dottrina scandalosamente gnostica, Zundel ricorre nientemeno che al proprio San Tomaso D'Aquino, la cui dottrina lui va distorcere e corrompere.

Vedasi quello che questo sfrontato eretico osa scrivere:

"Se non vi fosse più amore, la messa sarebbe un'abominazione. Ne segue, d'altra parte, come già precisò San Tomaso, che nell'eucaristia non c'è la presenza locale, cioè, in altre parole, che nell'eucaristia Gesù non può essere afferrato com le mani" (M.Zundel, Il Volto di Dio nel Quotidiano, ed Messagero, Padova, 1988, pp. 170).

Zundel è repetitivo. Pero, solo ripete delle eresie.

Com un audacia sfrontata lui cerca, allora, di giustificare la sua eresia su l'Eucaristia pretendendo fondarsi nello stesso San Tomaso, dicendo:

"Una volta amesso il miracolo -- o piutosto, i miracoli -- che ha come termine la presenza reale (per modo di sostanza) di nostro Signore nel sacramento dell'eucaristia, non è inutile aggiungere alcuni corolari che derivano, appunto, dal modo di questa presenza, di cui san Tomaso afferma che. di per sè, essa non è una presenza locale, benchè le specie (del pane e del vino) sotto le quali essa si comunica siano in un luogo".(M. Zundel, Quale Uomo e Quale Dio, esercizi spirituali a Paolo VI e alla Curia Romana, Ed. Messagero, Padova, 1989, pp 303-304).

Si noti, anzitutto, come il tono di Zundel, in questo brano, è più misurato e prudente. Lui parlava a Cardinali, e, a loro lui non ha osato comparare la zuppa a l'Eucaristia. Ma lui, si, ha osato voler giustificare la sua eresia citando San Tomaso, ed il problema dela localizzazione delle presenza di Cristo nella Eucaristia.

San Tomaso, evidentemente, non aveva la dottrina eretica di Zundel su l'Eucaristia e le presenza reale di Cristo nel'ostia.

Proprio per questo, lui ha insegnato che "è necessario confessare come di fede che Cristo intero sia in questo sacramento [dell'Eucaristia]" (San Tomaso, Somma Teologica, III. Q. 76. a . 1).

San Tomaso insegna ancora -- e conviene saperlo -- che Cristo è presente in questo sacramento in due modi: per virtù del sacramento e per reale concomitanza.

Per virtù del sacramento, sotto le specie, o gli accidenti del pane, è presente il Corpo di Cristo, e, sotto le specie o gli accidenti del vino, è presente il Sangue di Cristo. Poichè Cristo disse: "Questo è il mio Corpo""Questo è il mio Sangue".

Per naturale concomitanza, nell' ostia consacrata, c'è quello che è realmente unito al Corpo di Cristo, cioè, il suo Sangue, Anima e Divinitate. E, nel Sangue, è unito, per naturale concomitanza, il suo Corpo, Anima e Divinitate. (Cfr. San Tomaso, Somma Teologica, III, Q. 76, ª 1).

Dunque, insegna San Tomaso, che soto le specie, o accidenti del pane e del vino, è realmente Cristo intero. Cosa ch'è negata da Zundel.

"Certisimamente si deve credere che Cristo sia tutto intero, in ognuna delle specie del sacramento, sebbene che di diverso modo. Sotto le specie del pane, è il Corpo di Cristo per virtù del sacramento, ed il Sangue, per reale concomitanza, cosi come si ha detto del'Anima e della Divinitate.

"Sotto le specie del vino, è il Sangue di Cristo, per virtù del sacramento, ed il Corpo, per reale concomitanza, cosi come l'Anima e la Divinitate, già che adesso, attualmente, il Sangue [di Cristo] non è separato del suo Corpo, come è stato nel tempo della sua Passione e di sua Morte" (San Tomaso, SommaTeologica, III, Q. 76, a.2).

E nel articolo 3, di questa medesima Questione 76, San Tomaso spiega che:

"La sostanza del Corpo di Cristo è nel sacramento per virtù del proprio sacramento, e la sua quantità dimensiva è per reale concomitanza; daqui si segue che il Corpo di Cristo sia nel sacramento al modo come la sostanza è nelle dimensioni, non al modo como sta la quantità dimensiva dei corpi che si agiustanno a la quantità dimensiva del locale.

"È evidente che tutta la natura della sostanza è in ognuna parte delle dimensioni che la contengono, come in ognuna parte del aere è tutta la sua natura, ed, in ognuna parte del pane, è tutta la natura del pane, communque sianno il pane ed il aere divisi, infatti, in parti, o che non sianno infatti divisi in parti. Da qui che sia cosa chiara che Cristo è tutto intero in oguna parte delle specie di pane, non solamente quando sia diviso in parti, ma anche quando l'ostia rimane intera" (San Tomaso, Somma Teologica, III, Q. 76 a . 3).

Dunque, Cristo è tutto intero nell'ostia consacrata. La sua Carne è sotto la specie di pane per virtù del sacramento. Il Sangue, Anima e Divinità di Cristo sono, nell'ostia consacrata -- come ha esposto San Tomaso -- per reale concomitanza.

Dello stesso modo, la sua quantità dimensiva -- Cristo era un Uomo di alta statura -- Lui è nell'ostia consacrata per reale concomitanza, ma, è li interamente. È quello che San Toamso spiega in questo articolo 3 della Q. 76, della III parte della Somma Teologica, e che lui spone in modo ancora più splicito nel articolo 4 di questa medesima Quetione 76:

"Se nel sacramento sia tutta la quantità dimensiva del Corpo di Cristo".

E la questione è cosi risposta da l 'Aquinate:

"Cristo è presente nel sacramento, come abbiamo detto, per due motivi: per virtù del sacramento e per reale concomitanza.

"La quantità dimensiva del Corpo [di Cristo] non è per virtù del sacramento, perchè, in questo modo, è solamente quello in che finisce la conversione, e la conversione finisce nella sostanza del Corpo, no nelle sue dimensioni.

"È evidente che la quantità dimensiva permane dopo la consacrazione, nonostante che sia cambiatta la sostanza del pane. Ciononostante, come la sostanza del Corpo di Cristo realmente non si separa della sua quantità dimensiva e degli altri accidenti, tanto questi accidenti come quella sono nel sacramento per reale concomitanza" (San Tomaso, Somma Teologica, III, Q. 76, a . 4)

Da questo, si segue logicamente l'articolo 5 de la medesima Questione 76:

"Se il Corpo di Cristo è nel sacramento come in un locale", che è esattamente il punto deturpato da Zundel, per armare il suo sofisma che Cristo non sarebbe nell'ostia consacrata.

Ecco come San Tomaso espone la risposta alla domanda messa nel articolo 5 della questione 76:

"Il Corpo di Cristo, come già è stato detto, non è nel sacramento conforme il modo proprio della quantità dimensiva, ma anzi, secondo il modo della sostanza.

"Qualunque corpo localizato è nel posto conforme il modo proprio alla quantità dimensiva, poichè comensurato per la sua quantità dimensiva..

"Da questo si segue, dunque, che il Corpo di Cristo non è nel sacramento localizato, ma anzi al modo come la sostanza si contiene nelle sue dimensioni. La sostanza del Corpo di Cristo sucede, nel sacramento, alla sostanza del pane: da qui, come la sostanza del pane non era localmente nelle sue dimensioni, pero, si, era sostanzialmente, nemmeno è cosi la sostanza del Corpo di Cristo.

"Tuttavia, la sostanza di Cristo non è sottomessa alle dimensioni del pane, e quelle del pane, si, lo erano. Per questo, il pane era localmente li, a causa delle sue dimensioni, già che si relazionava con il posto attraverso le sue dimensioni.

"La sostanza del Corpo di Cristo si relaziona com il posto mediante dimensioni alieni -- [quelle del pane] -- non mediante le proprie.

"Le proprie si relazionnano com il posto per via della sostanza. E questo è contrario alla raggione del essere d'un corpo localizatto. Per questo, di nessun modo il Corpo di Cristo è localmente nel sacramento" (San Tomaso, Somma Teologica, III, Q. 76. a .5).

Lo che spiega San Toamaso è che Cristo è sostancialmente presente nell'ostia per la transustanziazione del pane nel suo Corpo. Però, la transustanziazione non fa il Corpo di Cristo prendere le dimensioni delle specie del pane. Cristo non è nell'ostia come una cosa in un riccettacolo. Il pane non è un recipiente del Corpo di Cristo, poiche, se cosi fosse, avrebbe rimasto qualche cosa della sostanza del pane, dopo le parole della consacrazione. Or bene, questo non accade. Tutta la sostanza del pane si transustanzia nel Corpo di Cristo. Nonostante, le dimensioni del pane, rimangono come specie del pane, e sono queste che localizano l'ostia.

Zundel omete, nasconde, che San Tomaso afferma che Cristo è realmente e sostanzialmente presente nell'ostia, per mettere in rilievo che San Toamso dimostra che Cristo non è localizato li, perche sono le dimensioni del pane -- una delle specie del pane -- que lo localizano, e non le dimensioni di Cristo.

Diccendo che Cristo non è localmente li, Zundel fa intendere che Cristo non è sostanzialmente li, nell'ostia, sopra l'altare, o nel sacrario. In questo modo, Zundel induce i suoi lettori a cadere in eresia, negando la presenza reale di Cristo nell 'ostia consacrata.

Vedasi come Zundel nega la presenza reale di Cristo nell 'Eucaristia:

"Noi non mettiamo il buon Dio sopra una tavola o sopra l'altare, noi non mettiamo il buon Dio in nostra bocca o in tasca nostra, ma c'è nel pane e nel vino consacrati, come in una lettera, il veicolo di una presenza reale, dello stessa forma come una lettera è un veicolo di un pensiero reale" (M. Zundel, Un Regard sur l'Eucharistie, p. 31. La traduzione -- tanto povera-- è nostra).

Zundel ripeterà questa imagine -- lui è molto repetitivo nelle sue eresie -- che noi possiamo ridurla ad una proporzione:

Lettera --- Ostia

Pensiero --- Cristo.

E questa è una proporzione eretica.

Cristo non è presente nell' ostia cosi come l'eresia di Zundel è presente nei suoi libri, o come nelle sue lettere. Il pensiero di un missivista in una lettera non è equivalente, in nessun modo, alla presenza reale e sostanziale di Cristo nel'ostia. In una lettera inviata per un missivista, questo qui non è realmente e sostanzialmente presente. E Cristo è presente nel'ostia in modo vero reale e sostanziale

Se Cristo fossi nel 'ostia come il pensiero di un missivista nella sua lettera, Gesù non sarebbe nel'ostia, così come lo stesso Zundel non è sostanzialmente presente nei suoi libri o lettere. Quando ho acquistato i libri di Zundel, io non l'ho portato a casa mia, grazie a Dio.

Questo articolo che scriviamo contiene il nostro pensiero circa l'eresie di Zundel, ma lui -- e nemmeno io -- non è sostanzialmente presente in questo articolo. E Cristo è reale e sostanzialmente presente nell' ostia consacrata.

Architetando la proprozione citata sopra, Zundel negò la presenza reale di Cristo nel 'ostia.

Zundel fa ancora un'altro paragone ereticamente stravagante della presenza reale di Cristo quando disegna un paralelo fra lo che ocorre nella consacrazione, e quel che arriva quando ascoltiamo una radio. Dice Zundel:

"Se disederiamo ancora un'altro paragone stremamente grossolano -- [grossolana è la sua eresia] -- nella Messa, noi, come che sintoniziamo una radio, per insieme entrare in contatto ed assimilare una Presenza che già è li, esatamente come l'onde della radio sono già li nella camera, prima che sintoniziamo la radio: noi sintoniziamo la radio per captare una presenza che è sempre offerta, che é già in noi, ma per la quale noi non siamo ancora presenti.

"Le specie eucaristiche sono un apertura per questa Presenza.

"Non si tratta d 'immaginare che Cristo cada del cielo sotto la forma di pane e di vino. Si tratta di vedere bene che il pane ed il vino si aprono sopra una Presenza che già è nel interno di noi stessi, che è donatta a ognuno di noi: ella si apre e ci permette di attingerla, perchè precisamente sotto le specie -- [del pane e del vino] -- sono il simbolo della fraternità, poichè siamo nella Messa in una cena che virtualmente riune l' intera umanità e che realiza un orizonte universale" (M. Zundel, Un Autre Regard sur L 'Eucharistie,p. 36. Il grossetto è nostro).

In questo texto di Zundel l'eresia é più che chiara. [Ed è da notarsi che Zundel contraria quello che ha insegnato lo stesso Paolo VI sopra l 'Eucaristia, condannando le dottrine sopra la transignificazione e la presenza simbolica di Cristo nell' ostia, come già abbiamo visto, nella Mysterium Fidei].

Anzi tutto, è eretico dire che Cristo è presente nell' ostia sì come le onde radiofoniche sono presenti nel' aere. É eretico dire che, così come queste onde sono presenti nel 'aere, ancora prima di sintonizare la radio, così anche Cristo era già presente nel'ostia ancora prima delle parole della consacrazione. Queste parole solamente "sintonizarebbero" i fedeli con una "Presenza", colà previamente esistente.

E esistente in noi!!!.

La presenza di Cristo sarebbe negli uomini, e non nel'ostia consacrata!!!

E che "Presenza" sarebbe questa, a la quale Zudel fa refferenza con una "P" maiuscula?

"Presenza"di che?

Sarebbe questa "Presenza" quello che nella Cabala giudaica si chiama la "Schechinah"?

In fatti, per la Gnosi ebraica, la Schechinah -- l'ultima sefirah (emanazione) della divinità nascosta -- sarebbe cadutta nel mondo, e sarebbe presente in ognuno di noi uomini e in tutte le cose, incluso nel pane e nel vino.

Nella Messa, per mezzo delle parole della consacrazione, Cristo resta veramente, realmente e sostanzialmente presente nel'ostia e nel calice, e non in noi. Mai, in noi.

Da che Cabala Zundel ha preso tutto questo? Lui l'ha preso della Gnosi di Maestro Eckhart, del sistema cabalistico di Jacob Boheme, della Gnosi romantica di Hegel, della Gnosi del Modernismo. Queste sono le radici della sua eresia.

É eretico Zundel dire che "il pane ed il vino si approno per una Presenza che già è nel interno di noi stessi, datta a ognuno di noi".

É eretico che lui dicca che "le specie [del pane e del vino] sono il simbolo della fraternità", (ometendo che sotto queste specie è Cristo ch'è veramente presente).

Anzi già sarebbe eretico dire che le specie consacrate sono il simbolo della presenza di Cristo. Che dirà l' affermare che le specie consacrate "sono il simbolo della fraternità"?

Per Zundel, "per le parole della consacrazione Cristo sarebbe in noi".

Chi sa se è per questa raggione, che, in Brasile, nelle Messe di Paolo VI, si dice questa strana frase in risposta al "Dominum Vobiscum ": "Lui [Cristo] è in mezzo a noi".

"Non so se riesco a spiegarmi bene. L'Eucaristia non è una specie di rito magico che fa precipitare Gesù sulla terra. Nel momento della consacrazione scaturisce dal De Profundis della Chiesa che si offre a lui, che fa saltare ogni limite, che accetta di portare con Cristo tutta l' umanità e tutto l'universo, identificandosi con lui dicendo: "Questo è il mio corpo, questo è il mio sangue"

"Cristo è veramente in mezzo a noi, mentre noi siamo alla sua tavola e communichiamo com lui, in communione gli uni con gli altri".(M. Zundel, Il Volto di Dio nel Quotidiano", p. 169).

In altri passági, Zundel conferma questa dottrina che Cristo non divienne realmente presente nel 'ostia, dopo, e per caggione delle parole della consacrazione:

"Notate bene: come l' incarnazione non vuol dire che Dio è sceso dal cielo per venire sulla terra dove non c'era (Dio era già nel mondo, ma il mondo non lo conosceva); come l 'incarnazione significa un'umanità diventata infinitamente presente a Dio (il quale da parte sua, era sempre presente all'umanità); altretanto l' eucaristia non vuol dire che Gesù Cristo diventa presente, mentre prima non c'era: nostro Signore è sempre presente all'umanità, non solo per la sua divinità ma con la sua umanità" (M. Zundel, Il Volto di Dio nel Quotidiano, p. 166).

Secondo Zundel, allora, le parole della consacrazione, nella Messa, non hanno il potere di transostanziare il pane ed il vino nel Corpo e nel Sangue di Cristo. Ancora prima della consacrazione, Gesù era già presente in tutti gli uomini ed in tutte le cose.

Quantunque fuori del ambito di questo articolo, non possiamo lasciar di protestare anche contro quest'altra eresia di Zundel relativa a l 'Incarnazione del Verbo.. Per lui, l'Incarnazione non è consistita nel fatto che il Verbo si è unito hipostaticamente alla natura umana, nel seno dela Vergine Maria. Per Zundel, l'Incarnazione significa una umanità che si tornò presente a Dio (???). E anche questo è eretico!

"L 'Incarnazione di Cristo non significa una scesa del cielo sopra una terra della quale, fin'allora, lui era assente; molto prima del 'Incarnazione, Dio era nel mondo ma il mondo non lo conosceva. L 'Incarnazione è la venuta al mondo di una umanità, quella di Gesù, infinitamente presente a Dio, e "cognoscente" di Dio.

"Acade la stessa cosa con l'Eucaristia: l 'Eucaristia non vuol dire che Gesù Cristo divenga presente, come se fino a quell' ora, lui non era presente. No! In realtà, nostro Signore è sempre presente a l' umanità non solamente per la sua divinità, però anche per la sua umanità. Ed è necessario dire più ancora: l'umanità di Gesù è sempre presente in ognuno di noi, ella è "la luce che illumina ogni uomo (Jo. I, 19)". (M. Zundel, Un Autre "Regard sur l'Eucharistie", p. 166).

Crediamo che già è rimasto suficientemente chiaro che Zundel non crede nella presenza reale e sostanziale di Cristo nel 'ostia consacrata. Per questo, ci dispensiamo di dare delle altre citazioni dei suoi libri, comprobatorie di questa eresia.

Vedremo, però, più avanti, come Zundel nega il valore della consacrazione, al negare che, per le parole della consacrazione, Cristo si torni reale e sostanzialmente presente nell'ostia.

 

III -- Eucaristia = materialismo ed idolatria

Conforme pensa Zundel, la Chiesa, nel'ansietà di combatere l'eresia protesatnte, avrebbe materializato l'Eucaristia facendo di lei un idolo.

"I cattolici si sono arrocati alla realtà della presenza di nostro Signore nel Santissimo Sacramento ed hanno materializzato tale presenza contro i protestanti, i quali invece, contrari a simile materializzazione, l' hanno ridotta a qualcosa di simbolico".

"Entrambe le parti hanno perso di vista la causa essenziale della presenza reale, che è di essere la presenza comunitaria. Questo significa che nostro Signore poteva essere presente all'umanità solo sotto forma di chiesa" (M. Zundel, Il Volto di Dio nel Quotidiano, p. 164).

In realità Zundel giudica che la Chiesa ha sempe sbagliato nel intendimento del Eucaristia.

Per lui, quello che la Chiesa ha sempre insegnato e sempre ha praticato in relazione alla Eucaristia, è stato meterialismo ed idolatria. È statto necessario che nascesse Zundel per che l 'umanità fosse capace d'arrivare alla vera comprensione del sacramrnto del' Eucaristia.

Secondo Zundel, adorare a Cristo nel Santisimo Sacramento, mantenerlo nel sacrario, sarebbe pura idolatria, un culto faraonico e materialista verso un oggetto inefficace.

Vediamo alcune citazioni di Zundel su questo tema:

"Una specie di materialismo religioso, il peggiore di tutti, tragicamente può stabilirsi in torno a l'eucaristia: in essa si ha un paladio, un parafúlmine celestiale, sopra la casa, si può dormire tranquilamente. Dio è li, in sua picola scattola [il sacrario] e l'abbiamo constantemente alla nostra disposizione" (M. Zundel, Un Autre Regard sur l'Eucharistie, p. 71).

Si noti bene a che riduce Zundel la devozione eucaristica che la Chiesa ha sempre praticato: ad un materialismo, il peggiore di tutti i materialismi, il materialismo religioso.

Forse si desidera una confferma di questa bestémmia e di questa eresia?

Si lega dunque questa:

"Possiamo allora pensare che Gesù ci abbia dato l'eucaristia perchè rifabbrichiamo un culto idolatrico, perchè possiamo possederlo, averlo a portata di mano, rinchiuso in un acassetta perchè proprio nostro? Si può immaginare un tale materialsimo da parte del Signore? Si può pensare che egli abbia sottratto la sua presenza visibile agli apostoli per ridarci nell' eucaristia un focolaio d'idolatria, come se potessimo disporre di Dio com esi può fare di un oggetto? É assolutamente impossibile. É vero il contrario. " (M. Zundel, Stupore e Povertà, p. 99, ed Un Autre Regard sur l "Eucharistie, p. 75).

Come questo sacerdote, questo infelice, ha osato scrivere tale bestémmia?

Come lui ha riuscito a publicare questa frase assurda: l'Eucaristia è un focolaio d'idolatria?

E come, publicando questo assurdo e questa bestémmia, lui non è stato scommunicato come si faceva in altri tempi, con croce, acqua benedetta, ed, alla fine, calpestando le candelle accese per spegnere la fiamma?

E come questo eretico ha potuto godere, per decenni, dell'amicizia e della amirazione di Paolo VI? E come Paolo VI l'ha invitato a pregare un ritiro, in Vaticano, per il Sommo Pontefice e per i Cardinali della Curia Romana?

[S'avrebbe Paolo VI dimenticatto di quello che lui stesso scrisse nella Mysterium Fidei?]

Tutto questo è inesplicabile!

Per caso, avrebbe Monsignor Montini -- poi Paolo VI -- considerato che affermare che Cristo non è nell'ostia, che dire che non mangiamo il Corpo di Cristo al fare la communione, ma che allora solo riceviamo le specie del pane, che l'Eucaristia è un focolaio di materialsimo e d 'idolatria, che tutto questo non há nessuna importanza? Che niente di questo è condanabile? Che, al contrario, tutto questo sarebbe amirabile, o per lo meno, accetabile?

Ma, allora, quale cosa ha importanza?

Zundel é insisitente nelle sue eresie. Lui ripetirà quello che ha detto, variando qualche tanto le parole, però mai il suo pensiero eretico. Questo trae il vantaggio che si torna difficile negare che lui abbia insegnato l'eresie che denunciamo.

[Ancora cosi, si è trovato, in Italia, un teologo che ha detto che abbiamo ritirato i texti di Zundel del suo contexto! Voglia di giustificare l’ingiustificabile a qualunque costo!].

"É sicuro che una sorta di materialismo religioso è il peggiore di tutti i materialismi, e che un certo materialismo può tragicamente prender piede attorno all'eucaristia: c' è la presenza reale, cui si crede fermamente, com profonda sicurezza. Ecco dunque una difesa, un parafulmine celeste sulla casa, si può dormire tranquilli: Dio è qui, chiuso nella sua cassetta, e lo si ha sempre a disposizione.

"Confesso il mio orrore davanti a simili immagini. Mi sembrano veramente la degradazione del vangelo, ho l'impressione di essere in pieno faraonismo, in una religione senza impegno, che non suscita niente di particolare nella vita". (M. Zundel, Stuporee Povertà, pp. 95-96).

Confesiamo il nostro orrore e la nostra indignazione per queste frasi di un sacerdote, che accusa di materialismo la fede sicura che il popolo cristiano aveva nella presenza reale di Cristo nella Eucaristia.

Confessiamo il nostro orrore e la nostra indignazione contro questo prete che chiama faraonismo il culto eucaristico che la Chiesa ha esercitato per due mille anni.

Confessiamo il nostro orrore e la nostra indignazione contro questo prete che dovrebbe vivere per il sacrario, che lui osa chiamare "piccola cassetta".

Recentemente abbiamo visto una foto di un sacrario che era stato trasformatto in un acasetta di cane.

Questo è stato il risultato della predicazione della teologia eretica di Zundel: il sacrario rilegato a un posto secundario, quando non trasformato in una caseta di cani.

Éd impossibile non concludere: la religione predicata da Zundel é opposta alla religione Cattolica. Quello che lui chiama di materialismo e di faraonismo è il vero cattolicismo.

Disgraziatamente, questo satanismo anti eucaristico di Zundel non èstato condannatto da Paolo VI, anzi Paolo VI ammirava l'autore di tante eresie e di tante bestemmie.

Per confermare questo satanismo anti eucaristico di Zundel vediamo ancora un'altra citazione dei suoi libri:

"Attorno all'ostia si è stabilito tutto un materialismo, proprio perchè si è persa di vista l'esigenza fondamentale" (M.Zundel, Stupore e Povertà, p. 104)

[E se un certo teologo italiano -- di Y -- vuole il contesto per capire bene, e per vedere che non ho scavato disonestamente una frase del suo contesto per mutilare il pensiero eretico di Zundel gli do anche il contesto anteriore della frase sopra citata:

"Non bisogna dunque aspettare che abbiamo voglia di fare la comunione, che siamo in stato di fervore sensibile. Non si tratta di ciò. Si tratta di sapere che dobbiamo radunare tutto l' universo attorno alla tavola del Signore, perchè la sua Presenza divenga una realtà attraverso la realtà della nostra presenza.

"L'ostia nel tabernacolo come oggetto è inefficace --[Che le pare, signor teologo di Y? Questa frase sarebbe ortodossa?] -- altretanto inefficace della presenza del Verbo che splende attraverso le tenebre e che le tenebre non accolgono. É del tutto inutile costruire una chiesa com il pretesto che vi si collocherà il santissimo Sacramento, se nessuno vive di esso, se questa Presenza non è sentita come una presenza comunitaria, nella chiesa, della chiesa, per la chiesa, cioè nell'umanità, dall'umanità e per l'umanità. [Dunque, signor teologo di Y, per Zundel la Chiesa è l'umanità. Sarebbe anche questa idea ortodossa?]

["Se questa Presenza non è sentita come una presenza comunitaria che ci vuole fraternalmente uniti, siamo completamente fuori dalla prospettiva del vangelo." (M.Zundel, Stupore e Povertà, pp. 103-104. Il grossetto è di mia autoria).

E dopo si segue la citazione che ho fatto sopra.

Contento signor teologo X? Sodisfato? Che li pare di questo "modelare" contesto?]

Zundel ripete la dottrina anti eucaristica del Padre Bouyer contro il culto a Gesù come Re. Il suo democratismo e egualetarismo si ribellano contro gli omaggi a Cristo Re.

Sicuramente -- como certuni che hanno il culto del' uomo-- lui preferirebbe che gli omaggi resi a Cristo, fossero direti a ... Barraba.

"In che misura la nostra liturgia non ha anch'essa qualche traccia di questo scambio tra la regalità terrena e la regalità divina? In che misura, anzi, la concezione della regalità divina non deriva semplicemente della regalità umana? In che misura a Bisanzio il cerimoniale della corte e la liturgia di Santa Sofia non coincidevano nello stesso modello in cui regalità divina e regalità umana a loro volta si confondevano? E in che misura la nostra liturgia non è ancora una sopravvivenza di quelle liturgie regali che non impegnano mai il profondo dell'anima? Si tratta di rendere omaggio ad un sovrano, di fare un processione attorno al suo altare, di erigerli un santuarioe, fatto ciò, tutto è compiùto e si è liberi da ogni obbligo. Tutto questo si può realizare senza nessun impegno mistico." (...)

"Non sfiora forse l' ídolatria? Non è la religione borghese, la religione soddisfatta, la religione che si dà un aparente d'onorabilità e di buona coscienza e che, al livello più basso,si esprime con queste parole di un parroco: "Qui, quando un operaio diventa padrone, metti i guanti di pelle e comincia ad andare a messa".(M. Zundel, Stupore e Povertà, pp. 93-94).

Zundel combatte le traccie monarchiche nella liturgia. Lui vuole sicuramente una liturgia proletaria e proletarizatta.

Questa opposizione al culto di Cristo eucaristico come Re, e questa negazione della presenza reale di Cristo nell 'ostia sono loro che hanno causato, da fino il Vaticano II e della riforma della Liturgia di Paolo VI, lo sparimento quasi totale -- [al meno in Brasile] -- delle benedizioni del Santissimo Sacramento, praticamente il fine delle Ore Sante, e delle esposizione del Santissimo per essere adoratto dai fedeli, -- cerimonie, oggi, rarissime, -- il sabotaggio delle processioni eucaristiche, particolarmente la processione del Corpus Christi.

Zundel va più in là della accusazione di idolatria e di regalismo faraonico nel culto eucaristico che la Chiesa ha sempre praticatto: lui nega qualunque efficaccia alla Eucaristia tale come la Chiesa sempre l'ha intesa e praticatta.

"L'ostia nel tabernacolo, come oggeto, è ineficacce, tanto ineficacce della presenza del Verbo che brillò attraverso le tenebre e che le tenebre non hanno accolto" (M. Zundel, Un Autre Regard sur l'Eucharistie, p.103).

Lo che è una nuova implicita negativa della presenza reale di Cristo nell'ostia.

Zundel poteva avere qualunque religione. Cattolico lui non era.

"La presenza dellóstia nel tabernacolo come un oggeto non può avere nessun effetto; ella è tanto ineficacce quanto la Presenza del verbo che brilla nelle tenebre senza che le tenebre la accolgono" (M. Zundel, Un AutreRegard sur l 'eucharistie, p. 99).

Si veda ancora questo strano texto di Zundel:

"Gesù non si è presentatto a Caifa, a Herode, a Pilato, Lui non si è presentato al mondo fenomenologico. Si deve dire lo stesso di tutti questi discorsi su la Presenza reale, elle si rifferiscono alla presenza reale nel modo in "lui", è in questo mondo in "lui" che si arrivò di parlare di Gesù priggioniero nel tabernacolo" (M. Zundel, Un Autre Regard sur l'Eucharistie, p. 137).

Per Zundel, allora, credere che Cristo sia nell'ostia come la Chiesa sempre ha insegnato e creduto, e sempre ha fatto credere, discutere la Presenza reale di Cristo nell'ostia è situarsi nel mondo materialista, nel mondo in 'lui' -- nel mondo nel quale c'è l'altro -- nel mondo incui distingue l'io del lui. Zundel, come tutti i romantici, specialmente come i gnostici Hegel, Baudelaire e Rimbaud, identifica l'io con l'altro, con il lui. Il male sarebbe distinguere il soggeto del oggeto.

É in questo mondo in cui si giudica che esista il "lui", e non solo l' io personale, è che se distingue l'io personale del lui, in questo mondo si distingue falsamente Cristo nell'ostia come oggeto, del io di ognuno, come soggeto.

Didove si segue che, considerare l'ostia consacrata -- la presenza reale di Cristo nell’ óstia -- come oggeto, è separare soggeto ed oggeto. É rompere l'unità ontologica de tutti gli esseri.

Di dove...

"Se vogliamo assorvere Gesù Cristo per noi soli, riducendolo alle relazioni personali -- [individuali, particolari] --che abbiamo con lui, lui diventa un idolo" (M.Zundel, Un Autre Regard sur l'Eucharistie, p. 155).

"É fondamenetale dare alla presenza eucaristica tutta la sua grandezza, perché non limitiamo questa presenza ad una specie di idolatria".

"Quando assistiamo alla messa, è sempre per accrescere le nostre dimensioni fino alle dimensioni del cuore di Crsito e portare nel nostro amore tutta l' umanità, altrimenti Gesù sarebbe un idolo che ci mettiamo in tasca" (M.Zundel, Il Volto di Dio nel Quotidiano, p.171-172).

Dunque, fare la comunione con un relazionamento personale con Cristo è far di Lui un idolo.

Per Zundel, allora, la Chiesa ha sempre patrocinato la idolatria, quando racommandò ai cattolici, al fare la comunione, di cercare di unirsi personalmente a Cristo.

E questo uomo è stato invitato a pregare gli esercici spirituali, in Vaticano, al Papa e ai Cardinali della Curia!

É da spaventarsi che quasi da tutte le parti si ha distrutto, o per lo meno si ha perso, tutto il rispetto per l 'Eucaristia, e che si la trati come se fossi un pane volgare?

Zundel domanda in modo osato e senza rispetto, lui che era un sacerdote, e che, dicendo la Messa teneva Dio fra le sue mani nell'ostia consacrata (caso lui consecrasse veramente...):

"Che cosa vuol dire avere Dio nelle mani? Avere Dio in bocca, o in un tabernacolo, o in una chiesa? Portare il bom Dio? [In viatico, per un moribondo] . Questo, tutto questo, in queste espressioni può sembrare in tal modo idolatrico! Si, e idolatrico nella misura nella quale si è scordato questa cosa capitale, che l'eucaristia è il sacramento del corpo di Gesù Cristo. Si ha scordato molto facilmentee regolarmente che nell 'eucaristia vi è un sacramento, cioè, una realità, un valore: si attinge a Gesù Cristo nella misura nella quale si attinge a se stesso" (M. Zundel, Un AutreRegard sur l'Eucharistie, p. 148. Il sottolineatto è mio).

Ciò vuol dire che, per Zundel, solo "si attinge a Gesù Cristo nella misura nella quale si attinge a se stesso" (???).

Ma, allora, per Zundel, noialtri è che siamo Cristo?

Siamo noi che siamo Dio?

[E per lui, adorare Cristo Re nell'ostia sarebbe idolatria. Ma adorasi a se stessi, sarebbe santissimo! E ci sono dei teologi, a Y e dovunque, per aprovare tali assurdi!].

Si veda quest' altra citazione, per compreendere come Zundel capisce la consacrazione e la transostanziazione:

"La consacrazione consiste nel metterci nella linea della cattolicità. Veniamo ai piedi della croce, invochiamo nostro Signore e diciamo al momento della consecrazione sul corpo di Cristo ciò che diceva la Vergine, quando lo riceveva tra le sue braccia: "Questo è il mio corpo, questo è il mio sangue". Ci identifichiamo com questo corpo crocifisso, ci identifichiamo com l'amore immolato, allora il Cristo può raggiungerci, toccarci; si iedentifica con noi, dice anche su noi: "Questo è il mio corpo, questo è il mio sangue", e noi siamo scambiati con lui" (M.Zundel,Il Volto di Dio nel Quotidiano, p.168).

Dunque, per Zundel, nella consacrazione, è il fedele che è transostanziato in Cristo.

Vedremo che è proprio questo quello che pensa Zundel, poichè lui è un gnostico scandalosamente aperto.

[E ci saranno sempre dei teologi che, al posto di sonare l'allarme contro l'eresia, troveranno sempre che l'eresia ha una... "poesia mistica"...]

Per questo prete, il cattolicismo, tale quale è stato insegneto è esercitato per due mille anni, era magia, era materialismo, il peggiore di tutti i materialismi che possono esistere: il materialismo religioso. É stato necessario che nascesse e crescesse Zundel, per che si riuscisce attingere il vero senso dell'Eucaristia e degli altri sacramenti, per portare la Chiesa verso un cattolicismo adulto, come lo volevanno Maritain e i Modernisti. A un Cattolicismo "spirituale", e non materilista.

"Ecco il grande dramma: il dramma di una cristianità che non è arrivata alla sua età spirituale maggiore, ed è ancora largamente compromessa nelle sue credenze magiche, e che non ha visto che il sacramento era negli antipodi, negli antipodo della magia" (M. Zundel,Un Autre Regard sur l'Eucharistie, p.42).

Non c’è nessun dubbio, Zundel ha una fede opposta, diametralmente opposta alla fede cattolica, negli antipodi del cattolicismo.

Il problema gravissimo è che la religione di Zundel si è difusa per il mondo -- [e pare che anche a Y] -- ed è in via di annegare il cattolicesimo.

"Il dramma: abbiamo scoperto il vero Cristo? Siamo noi nel vero vangelo? Non abbiamo fatto delle Biblia una magia, e dei sacramenti un'altra magia dicendo: "Ecco il libro!". La Biblia, una magia, e i sacramenti un'altra magia, quando dicemmo: "Ecco là, è il Signore è là. Cristo è là -- su la tavola" (M.Zundel, Un Autre Regard sur l'Eucharistie, p. 41).

Il dramma-- o peggio -- la tragedia è che questa religione anti cattolica, ha penetrato profondamente nelle mentalità dei cattolici, e specialmente, e disgraziatamente, nella mentalità di molti preti, oggi.

La dottrina di Zundel -- que si è sparsa in mezzo al clero in modo sotterraneo, tenendo in mente che questo autore è stato praticamente sconosciuto intanto che era vivo (fino al 1975) -- questa dottrina eretica che giudica tutto il culto eucaristico della Chiesa per due mille anni come magia, e tutta la dottrina eucaristica come falsa e focolaio di materialismo ed idolatria, la dottrina di Zundel che considera il Santissimo Sacramento nel sacrario come un oggeto ineficace, quale conseguenze ella ritira su la Messa che stata sempre detta per la Chiesa?

Cosa ne pensava Zundel della Messa di San Pio V? Sarebbe ella pure magia per Zundel?

Que cosa pensava questo amico di Paolo VI -- il Papa che ha instaurato la Nova Messa nel 1969 -- del valore della Messa antica? Come hà giudicato lui la Messa elaboratta dal [massone] Monsignore Bugnini aiutato da sei pastori protestanti, nel 1969, ed imposta da Paolo VI?

Poichè se Zundel giudica che Cristo non è nell'ostia; che solo mangiamo le specie del pane e non il Corpo di Cristo; se credere che Cristo è realmente presente nel sacrario è idolatria, è mettere un idolo là dentro; se la transostanziazione non fa la sostanza del pane essere la sostanza del Corpo di Cristo; che cosa sarebbe la Messa per Zundel?

Zundel ha insegnato l'opposto di quello che la Chiesa ha sempre insegnato:

"Se vogliamo assorvere Gesù Cristo per noi soli,-- come sempre è stato fatto nella Chiesa -- riducendolo alle relazioni personali -- [individuali, particolari] --che abbiamo com lui, lui diventa un idolo" (M.Zundel, Un Autre Regard sur l'Eucharistie, p. 155).

Fare la comunione oggetivando un relazionamento personale com Gesù Cristo, sarebbe, dunque, creare un idolo. Per due mille anni s'avrebbe praticatto idolatria com l'eucaristia. É stato necessario venire Zundel per salvare la Chiesa del faraonismo idolatrico del culto eucaristico che la Chiesa ha sostentato per venti secoli.

Per questa raggione, consequente nelle sue eresie, Zundel condenna la Messa privata:

"Perché la messa non consiste in un rito magico che opera su un oggetto. Si tratta

di una equazione di luce e di amore tra la comunità e il suo Capo, tra la comunità e il suo Signore. Non esiste dunque liturgia o comunione privata" (M.Zundel, Stupore e Povertà, p. 103. Il grossetto è nostro).

[Aspetiamo un poco. Fermiamoci un momento in questo punto.

Il teologo di Y, che firma X, ci ha criticato e ha difeso Zundel. Lui ha osservatto che sarebbe necessario citare la Mysterium Fidei di Paolo VI, per provare la buona dottrina di Papa Montini e di Zundel.

Orbene, Zundel condenna la Messa privata.

Cosa ha insegnato Paulo VI su questo problema, nella Mysterium Fidei? Paolo VI ha condannato quelli che condannano la Messa privata:

"Non è infatti lecito, tanto per portare un esempio, esaltare la messa così detta "comunitaria" in modo da togliere importanza alla messa privata", (Paolo VI, Mysterium Fidei).

Esatamente quello che fa Zundel

Domandiamo, allora, al teologo X di Y:

Come mai lui può far pensare che Zundel e Paolo VI hanno la stessa dottrina?

Se Paolo VI ha condannato quello che insegna Zundel, come mai lui, X, lo difende in nome di Paolo VI?

Forse il teologo di Y non ha letto le opere di Zundel? O forse si è scordato di quello che insegnò Paolo VI su la Messa privata, che Zundel condenna, o mette in posizione inferiore alla Messa detta comunitaria?

L'unica cosa che il teologo di Y non si è scordato è di difendere Zundel, senza argomenti e senza nessuna base. Con affermazioni gratuite.

Resta un problema. E grave:

Come mai Paolo VI insegnò una buona dottrina su l'Eucaristia, nella Mysterium Fidei, condannando incluso degli errori difesi da Zundel, e poi l'ha invitato a predicare in Vaticano?

Mysterium fidei?

O semplicemente mistero... per i fedeli...

Torniamo a Zundel].

Fare la comunione non sarebbe entrare in comunione con Cristo, ma in comunione con l'umanità:

"Questo è assolutamente fondamentale, perchè l'eucaristia non è mai una cosa privata. La messa è sempre universale. Comunicarsi è aprirsi infinitamente all'amore di Cristo aprendosi senza limiti all' umanità. Di modo che ogni comunione è una luce per tutti gli uomini. La comunione hà questa vastità universale: essa raggiunge il mondo intero, altrimenti sarebbe pura magia, che riduce Gesù a un idolo" (M. Zundel, Il Volto di Dio nel Quotidiano, pp. 169-170. Il grosseto è nostro).

Zundel, come sempre, sprime il suo pensiero di modo molto ambiguo. Il primo senso della sua frase sembra condannare la Messa privata.

Or ben, il Concilio di Trento ha condannato questa eresia protestante che Zundel insinua di modo cazioso

"Se qualcuno dice che le Messe in cui solo i sacerdote fa la comunione sacramentale sono ilicite e devono essere abolite, sia anatema" (Concilio di Trento, Canoni sopra il Santo Sacrificio della Messa. Canone 8 .Denzinger, 955).

Una volta ancora constatiamo come la dottrina di Zundel è heterodossa.

Per Zundel, tutto quello che si faceva in relazione al santissimo Sacramento era "pieno faraonismo" (M.Zundel, Stuppore e Povertà, p, 96).

"Le parole della consacrazione sgorgano dunque dal profondo del corpo mistico. Ogni liturgia suppone tutta l' umanità radunata attorno alla tavola del Signore. Bisogna che nel mondo ci sia almeno un'anima che porti questo peso d'amore, che sia la cauzione di questo invito. Se nel mondo non ci fosse più nemmeno un'anima che porta questo peso d'amore, una sola anima in stato di grazia, in stato di comunione universale, ogni messa diventerebbe improvisamente sacrilega e impossibile" (M.Zundel, Stupore e Povertà, pp. 102-103. Il grossetto ed il sottolineato sono nostri),

In questo texto di Zundel, lui difende una dottrina totalemente eretica. Secondo Zundel, le parole sacramentali della consacrazione dell'ostia non attuerebbero "ex opere operato", cioè, la sua efficacia dipenderebbe di che, almeno una persona nel mondo fossi in stato di grazia. Questo è un posizionamento donatista radicalissimo

In queste frasi di Zundel, in primo luogo, c'è una rinovazione dell'eresia donatista, la quale affermava que i sacramenti, per esseri validi, esigevano la santità del sacerdote. Zundel è ancora più radicale que l'eretico Donato, combattuto da Santo Agostino. Costui, Donato, esigeva che solo il sacerdote fossi in stato di grazia, perche il sacramento fosse valido. Zundel esige che per lo meno una persona fedele sia in grazia.

Anche gli eretici Fraticcelli sonno stati condannati per affermare che i sacramenti solo sarebbero validi se ministrati da sacedoti in stato di garzia (Cfr. Denzinger, 53 e 486).

La consacrazione è efficace, incluso si il prete che la pronuncia è in peccato mortale. Anche se la consacrazione sia detta davanti a peccatori. Ella non dipende del stato di grazia del sacerdote o del popolo.

Or bene, la tesi che il sacramento è inefficace se è ministrato per qualsiansi che sia in peccato mortale, è stata condannata nel Concilio di Trento:

"Se qualcuno dice che il ministro che sia in peccato mortale, per il fatto di osservare tutto quello che è essenziale rifferente alla realizzazione o collazione del sacramento, non realizza o ministra il sacramento, sia anatema" (Concilio di Trento, Canoni sopra i Sacramenti in generale, 12. Denzinger, 855).

Allora è dottrina contraria alla fede quella che afferma che il sacramento è inefficace si ministrato per via di un sacerdote in pecato mortale. Non è necessario che il prete sia in stato di grazia perché la Messa sia valida ed efficace. Contro lo che dice Zundel

Senza essere uniti a l'umanità si celebrerebbe e si assiterebbe alla Messa in modo sacrilego e inefficace, aferma Zundel

Lui espressa in questa frase sottolineatta e sopra citata da noi, che tutte le Messe dette senza che almmeno una persona sia in stato di grazia, sarebbero "sacrileghe e impossibili"

Dunque, come pecaminose ed inefficaci, in altre parole, come alle Messe invalide e sacrileghe.

"Per capire meglio ciò immaginate che nella chiesa, se fosse possibile, non ci sia più una sola persona che ami, che non vi sia che rifiuto, bestemmia, odio. Immaginate che la messa venga celebrata in una umanità in cui più nessuno, compreso il sacerdote celebrante ami Cristo. Tale messa sarebbe una bestemmia, perché si cercherebbe di prendere Cristo materialmente, lo si redurrebbe ad una specie di idolo obbediente ad una parola magica; mentre l'eucaristia è l'afferrare Cristro con il suo Cuore. è aprirsi al suo amore. La messa è legitima solo se in qualche parte c'`e un cuore amante che lo invoca.

(...) "Se non vi fosse più amore, la messa sarebbe un'abominazione" (M.Zundel, Il Volto di Dio nel Quotidiano, p.170 . Il grossetto ed il sottolineatto è di nostra responsabilità).

Dunque, per Zundel, la dottrina in cui sempre la Chiesa ha fondamentato la Messa, e che la Chiesa ha sempre insegnato e esigito che fossi accetata sotto le pene le più severe, per due milla anni, avrebbe fatto che tutte le Messe che sono state dette, in tanti secoli, sarebbero sacrileghe ed inefficaci.

Secondo alla dottrina (e la scuola) di Zundel, se non ci avesse unione con l'umanità, almmeno per parte di un'uomo apena che s'identificasse com l'umnaità, la consacrazione sarrebbe inutile, poichè non si farrebbe la transostanziazione.

"Se non siamo in questo stato di comunione, vicendevolmente noi e gli altri, se allora non prendiamo il carico di tutta l'umanità e di tutto l'universo, nel momento della consacrazione niente arriverebbe. La propria condizione del contato fra questa umanità di Cristo e noi stessi è questa comunione universale" (M.Zundel, Un Autre Regard sur l'Eucharistie, p. 172).

Si spiega perchè, allora, come, oggi, si manifesti tal odio per la Messa di sempre, praticamente vietandola, e perseguitando come lebbrosi -- come ha scritto il Cardinale Ratzinger-- quelli che la diffendono e l'assistono.

Si spiega perché si ha fatto una Messa Nuova essencialmente comunitaria.

E ricordiamoci che, per Zundel, Communità vuol dire Umanità.

Comunità =Umanità.

Peggio ancora è il fatto che Zundel considera che lo stato di grazia consiste in essere unito a tutta l'umanità.

Poichè ha scritto Zundel:

"Se nel mondo non ci fosse più nemmeno un'anima (...) una sola anima in stato di grazia, in stato di comunione universale, ogni messa diventerebbe improvisamente sacrilega e impossibile"

Che strano concetto ha Zundel dello stato di grazia!

Essere in stato di grazia significa avere la grazia santificante nell'anima, cioè, participare della vita divina per mezzo della grazia, per il fatto di essere batezzati, e di non avere comesso peccato mortale. Lo stato di grazia non ha nulla da vedere com l 'essere in comunione com l'umanità, ma si d'essere in comunione com Dio.

La strana tesi di Zundel sopra lo stato di grazia fa suporre che l'umanità è che sarebbe Dio. Orbene, vedremo più avanti, in un altro lavoro che faremo sopra la dottrina di Zundel, che per lui...

"Bisogna dunque ammetere, con i più umili fedeli, che Gesù ha realmente inscritto al centro della storia questa prodigiosa equazione:

l'uomo = Dio"

(M.Zundel, Quale Uomo e Quale Dio, Esercizi spirituali predicati a Paolo VI e alla Curia Romana, 1972, ed. Messagero, Padova, p. 158).

E sembra che Paolo VI già aveva questa stessa dottrina, poiché, nella conclusione del Concilio Vaticano II, nel 7 dicembre del 1965, lui ha proclamato:

"Noialtri, più che qualsiasi, Noi abbiamo il culto dell'Uomo"

(Paolo VI, Discorso di Chiusura del Concilio Vaticano II -- 7 Dicembre del 1965).

Si può domandare fino a che punto il massone Monsignore Bugnini -- che ha elaborato la Nuova Messa di Paolo VI, con l'aiuto di sei pastori protestanti -- in che misura questo Monsignore Bugnini è stato contaminato per la dottrina gnostica e modernista di Zundel?

In altri termini, in che misura la dottrina di Zundel è nella radice della Nuova Messa, e in che misura la spiega?

È per questa strana dottrina che relaziona la transostanziazione con l'umanità, che Zundel scrive questo texto che già abbiamo citato, pero che conviene ripetere:

"È del tutto inutile costruire una chiesa com il pretesto che vi si colocherà il santissimo Sacramento, se nessuno vive di esso se questa Presenza non è sentita [?] come una presenza comunitaria, nella chiesa, dalla chiesa, per la chiesa, cioè nell'umanità, dall'umanità e per l'umanità. Se questa Presenza non è sentita [?] come una presenza comunitaria che ci vuole fraternalmente uniti, siamo completamente fuori dalla prospettiva del vangelo"

"Attorno all'ostia si è stabilito tutto un materialismo, proprio perchè si è persa di vista l'esigenza fondamentale" (M. Zundel, Stupore e Povertà, pp 103-104. Il sotto lineato e il grossetto son nostri).

Ripetiamo che si noti, anzi tutto, la confermazione di quello che abbiamo detto, che, per Zundel, comunità = umanità.

In secondo luogo, che la "Presenza" -- la misteriosa "Presenza" che molto s'assomiglia com la gnostica sefirah Malkult, la Schechinah della Cabala -- anche lei è chiamata di comunità, l'Ecclesia di Israele (Cfr. Gerschom G. Scholem, A Mística Judaica, Perspectiva, São Paulo 1972; Les Origines de la Kabbale, Aubier- Montaigne, Paris, 1962; Kabbalah, Ketter, Jerusalém, 1974 y otras obras dese mismo autor), caggionata per la consacrazione nella messa si fa, dice Zundel, " nell'umanità, dall'umanità e per l'umanità", e che se non si fa cosi, allora, si è completamente fuori dalla prospettiva del vangelo".

"È impossibile celebrare la messa senza viverla, anzi tutto, come un incontro com tutta l'umanità, é necessario viverla come una riunione di tutta la storia, come un ritorno alle origini, come una recapitulazione di tutta la creazione: nessuno è assente, neanche i morti, neanche vivi, ne gli antichi, ne i moderni, ne la posterità, ne i contemporanei, tutti sono là, attorno alla tavola del Signore. Ed è perché tutti sono li che la messa diventa un atto universale, un atto infinitamente umano, un atto di comunione con l'umanità" (M. Zundel, Un Autre Regard sur l'Eucharistie, p, 103. Il sottolineato ed il grossetto sono nostri).

Allora la messa "è un atto infinitamente umano"?

E la presenza di Cristo nell'Eucaristia come è? Sta nel 'uomo. Sta nel'umanità, risponderà Zundel.

Considerando tutto quello che si è fatto della messa, oggi -- un atto puramente naturalista, perchè voltato interamente al l'uomo e al popolo -- si deve domandare, se questa dottrina di Zundel non è stata la caggione di tanto naturalismo e del profondo antropocentrismo che impregnano le messe atuali.

Sarebbe possibile immaginare un sistema più chiaramente gnostico della transostanziazione e della Messa?

Queste ultime citazioni di Zundel ci inviano verso un altro problema: cosa intende Zundel che arrivi con le parole della consacrazione alla Messa?

 

IV --La transostanziazione della Umanità in Cristo

Abbiamo visto che Zundel nega quello in che la Chiesa ha sempre creduto e sempre insegnato: che Cristo è veramente, realmente e sostanzialmente presente nell'ostia consacrata.

Per Zundel, questo sarebbe materialismo e idolatria.

Per lui, al pronunciarsi le parole della consacrazione, non è il pane ed il vino che si transostanziano nel Corpo e nel Sangue di Cristo. Per le parole della consacrazione sarebbe tutta la communità -- tutta l'umanità -- tutti gli uomini, da Adamo fino al'ultimo uomo a esistere, fino alla fine del mondo, tutti, senza alcuna eccezione, senza eccetuarsi neanche uno solo, tutti sarebbero transostanziati in Cristo, diventando il suo corpo mistico, cio è la Chiesa.

Ancora più, secondo Zundel, non solamente l'umanità è transostanziata in Cristo, ma anche tutto l'universo. Il Cosmos diventerebbe il Corpo di Cristo

Vediamo qualche texto nei quali Zundel esprime questo pan cristismo gnostico, nella linea di Teilhard de Chardin.

" Donandoci l' Eucaristia, Cristo ha voluto riunirci in un solo corpo, tanto che, finalmente il senso della Messa è la trasformazione di tutta l úmanità e di tutto l' universo nel suo corpo e nel suo sangue" (M. Zundel, Un AutreRegard sur l'Eucharistie, p. 95).

"Per rincontrare Cristo, c' è bisogno di penetrare nelle profondità del' Amore.

"Ciò vuol dire che le stesse parole della consacrazione eucaristica devono ripercutere sopra tutta l'umanità e sopra tutto l'universo: il suo fine ultimo è questa trasformazione di tutta lúmanità e di tutto l'universonel corpo e nel sangue del Signore. Noi non possiamo dirle con sincerità se non vivendole fino al suo fondo, e questo non si può fare senza afferrarsi al Io di Cristo, che le pronunzia attraverso di noi" (M.Zundel, Un Autre Regard sur l'Eucharistie, p. 97. Il grossetto e il sottolineato sono nostri).

Non c'è dubbio di che questa dottrina è eretica, asseverando una idea assolutamente strana al cattolicesimo.

Questa "Messa"secondo Zundel, essa, si, che è materialismo religioso, il peggiore materialismo che possa esistere. Questa pretesa trasformazione del universo e dell'umanità nel corpo e nel sangue di Cristo, questo si, che è magia ed idolatria.

Qualunque prete che celebrasse la Messa avendo questa dottrina, e pretendesse transostanziare l 'universo e l 'umanità in Cristo, farebbe un sacrilegio incredibile ed un ato di grossolana magia .Questa " messa" sarebbe assolutamente invalida ed inefficace.

Per Zundel, la Messa, tale come sempre è stata detta, avrebbe stato non solamente magia e materialismo, ma anche, solo un teatro.

"Inoltre, bisogna viverla [la liturgia] solo come sacramento e rimanere intensamente uniti a tutta quella umanità e a tutto quell 'universo di cui abbaimo il carico. Altrimenti è solo teatro e, per quanto bello, non è ciò che voleva Gesù" (M.Zundel, Stupore e Povertà, pp 112-113).

È evidente che una tale dottrina non può conciliarsi con la dottrina cattolica. E Zundel ha una chiara coscienza che la sua religione è su gli antipodi del cattolicesimo di sempre. Per questo motivo, lui stesso dice:

"Abbiamo bisogno di ritrovare una concezione totalmente differente ed opposta dei sacramenti: il sacramento è una azione [une prise] comunitaria su la presenza di Cristo per mezzo della comunità, e per la comunità. Nell' eucaristia non si trata di una apropriazione [une prise] fisica di Cristo.

"Nella consacrazione, se stiamo nel asse di nostra fede, noi ci solidariziamo com Cristo immolato formando una catena d'amore che involve tutto il mondo.

"La Chiesa pronunzia la consacrazione sopra Cristo, e Cristo pronunzia la consacrazione sopre la Chiesa, cioè, sul suo corpo mistico. La cena diventa allora un sacramento. Una nuova relazione è stata introdota nella cena eucaristica fra Cristo e la Comunità, c'`e una doppia catena fra Cristo e la Comunità.

"Cristo non è chiuso nel pane e nel vino, ma il pane ed il vino s' apronno per la presenza di Cristo, loro sono in stato di apertura per questa presenza. Dunque è il camino comunitario quello che permette una atuazione [prise] d'amore sopra questa presenza sempre donata. Dobbiamo vivere questa ordenazione comunitaria e farsi coscienza delle esigenze di questo pensiero comunitario." (M.Zundel, Un AutreRegard sur l'Eucharistie, p. 45. Il grossetto ed il sottolineato sono di nostra responsabilità).

Quindi, per Zundel, è l'umanità, è il mondo intero che si transostanziano in Cristo, formando la comunità che, per Zundel equivale alla umanità, e questa è che sarebbe il corpo mistico di Cristo, cioè, la Chiesa.

In Cristo, per le parole della consacrazione, tutta l 'umanità formerebbe una sola persona, un solo essere.

"Cristo ha volutto che tutti noi formassimo un solo corpo, una sola vita, una sola persona, un solo essere nella sua presenza. È questo che Cristo ha desiderato, lui, che è il secondo Adamo ed il grande unificatore, lui che è l'uomo, e non solo un uomo, lui che contiene tutta la storia, lui che è l'unità del genero umano, lui è in tutte le generazioni, è il contemporaneo di ognuna: lui ha voluto che noi formassimo un solo corpo, una sola vita, una sola persona, un solo essere" (M.Zundel, Un Autre Regard sur l'Eucharistie, pp. 103-104. Il grossetto ed il sottolneato sono nostri).

Rimane interamente chiaro che Zundel ha un concetto monista e gnostico della Eucaristia.

Sarebbe necessario citare, a lungo, capitoli e capitoli dei libri di Zundel, nei quali questo pensiero è ripetutto "ad nauseam", com piccole variazioni acindentali.

[Ed il nostro teologo di Y pretende che abbiamo scavato fuori del contexto le frasi che comprovano l'eresie di Zundel. O lui scherza, o non ha leto un libro di Zundel].

Si veda quest'altro brano [Che già abbiamo citato, ma adesso lo diamo con il famoso contexto, per non arrabiare nessun teologo, conquanrto si finisca a annoiare i lettori...]:

"Non si tratta d 'immaginare che Cristo cada del cielo sotto la forma di pane e di vino. Si tratta di vedere bene che il pane ed il vino si aprono sopra una Presenza che già è nel interno di noi stessi, che è donatta a ognuno di noi: ella si apre e ci permette di attingerla, perchè precisamente sotto le specie -- [del pane e del vino] -- sono il simbolo della fraternità, poichè siamo nella Messa in una cena che virtualmente riune l' intera umanità e che realiza un orizonte universale.

" Noi non abbaimao una attuazione [une prise] fisica sopra Cristo per mezzo dell'eucaristia, noi abbiamo un' apropriazione spirituale, ed il segno di che questa apropriazione [prise] spirituale si è veramente realizata è che siamo insieme e realiziamo insieme la comunità umana della quale nessuno è escluso.

E questo è di tal modo vero -- ascoltate bene ciò -- è di tal modo vero che, se non esistesse più, al mondo, un solo essere aperto, almeno, in stato di desiderio, tutta la consacrazione sarebbe impossibile perché, allora ci mancherebbe la condizione essenziale: essere un appelo della comunità, per la comunità, e nella comunità.

Se la consacrazione potessi essere valida senza questa garanzia d'amore, senza questa cauzione d'un aintimità umana offertandosi al’ intimità di Dio, allora Dio veramente sarebbe preso nel agguato delle formule, ed i sacramenti sarriano dei riti magici" (M.Zundel, Un Autre Regard sur l'Eucharistie, pp. 36-37. Il grossetto ed il sottolineato sono nostri).

Ecco li, in questo lungo, scandaloso brano la dottrina di Zundel. Dio è realmente e sostanzialmente presente in ogni uomo, in tutta l'umanità, in tutte le cose, in tutto l'universo.

Per mezzo delle parole della consacrazione non sarebbero il pane ed il vino che si transostanziano nel Corpo e nel Sangue di Cristo. È la comunità, cioè, l'umanità, ci dice Zundel, che si trasostanziano in Cristo.

La Messa non sarebbe allora la rinovazione del sacrificio del Calvario -- come esempre l'ha definita la Chiesa -- ma, si, una cerimonia nella quale, per le parole della consacrazione, la presenza di Cristo nel uomo -- in ogni uomo -- nell'umanità, si realizerebbe di modo sacramentale, facendo di tutta l’umanità un solo corpo, il Corpo mistico di Cristo, cioè, la Chiesa.

"L 'essenziale, nell'eucaristia è quest'apertura dell'umanità a Gesù Cristo nel mistero della chiesa, dove nessuno è escluso, affinché il nostro cuore non limiti il Cristo, non ne faccia un idolo" (M. Zundel, Il Volto di Dio nel Quotidiano,p. 169).

Sarebbe per questo che, nella messa Nuova si dice, qui in Brasile [per rispondere al "Dominus vobiscum"]: "Lui è i mezzo a noi".

Sarebbe perché Cristo è presente in ogni uomo, che, oggi, non si considera il sacerdote hierarchicamente superiore al popolo, possedendo un potere sacrificale particolare e proprio, superiore a quello dei laici.. Per questo, ancora,, nella Nuova Messa, il sacedote è cosiderato soltanto un Presidente dell'assamblea, eguale in dignità a qualunqu'altra persona.

Conseguentemente, allora, se tutti hanno lo stesso potere sacrificale, una donna potrebbe essere sacerdote, come si esige, oggi, cosa che, graze a Dio, il Papa Giovanni Paolo II vienne condennando continuamente.

L’opposizione fra la concezione cattolica della Messa e la concezione zudeliana della eucaristia resta palese in qust'altra citazione:

"La messa può significare tutte sorte di cose differenti secondo la gente si posizioni davanti del vero Dio, un Dio interiore e spropriato di se stesso, o davanti a un Dio imperatore celeste che tira i cordeli della Storia e delega i suoi poteri a una gerarchia che sarebbe giustificata precisamente per l' eserzicio di questi poteri" (M.Zundel, Un Autre Regard sur l'Eucharistie, p. 100. Il sottolineato ed il grosseto sono di nostra autoria).

Per Zundel, dunque, ci sono due religioni in lotta: quella che adora un Dio trascendente, Signore di tutte le cose, e che ha instituito una Chiesa gerarchica -- evidentemente la Chiesa Cattolica -- ed un'altra religione, quella di Zundel, che crede in un Dio immanente, interiore al 'uomo.

La religione del Dio trascendente -- la Cattolica -- crede che Cristo è realmente presente nell'ostia consacrata, mantenuta nei sacrari della terra -- "una cassetta" per mettere un idolo, dice Zundel. L'altra religione, la religione che ha il culto dell 'uomo -- la religione zundeliana che si ha diffuso, oggi, in mezzo ai cattolici -- adora il dio immanente che si identifica com l'uomo, la religione che accetta l'equazione veramente redentrice del 'uomo e del dio incarcerato nella materia’. Questa religione, dice Zundel, crede che Crsito è nell'uomo.

"No. Gesù non andrebbe a ci montare un agguato materilizando la sua presenza, collocandosi alla portata di nostre mani per fare di lei un idolo!

L'Eucaristia è allora un'altra cosa: elle significa molto precisamente che noi soltanto possiamo arrivare a Gesù nella comunità, per via della comunità, e per la comunità. Noi non possiamo raggiungerLo, e non c è un' altra via per andare fino a Lui, senon assumendo con lui tutta l 'umanità, senon entrando nella sua povertà e nella sua universalità, che è la stessa cosa". (M.Zundel, Un AutreRegard sur l'Eucharistie, pp. 101-102).

Di passaggio, conviene notare che se tutta l’umnaità fa parte del Corpo mistico di Cristo, -- tutta l'umanità sarebbe la Chiesa -- allora resterebbe spiegata la nuova deffinizione di Chiesa dotatta per il Concilio Vaticano II:

"La Chiesa è il sacramento o il segnale e instrmento del'intima unione com Dio e dell'unità di tutto il genere umano"

(Concilio Vaticano II -- Costituzione Dogmatica Lumen Gentium, nº 1).

Tutti gli uomini, infatti, farebbero parte della Chiesa, sino li stessi pagani, gli atei ed infedeli. È questa nuova deffinizione di Chiesa che spiega l 'ecumenismo.

Questo pensiero eretico che identifica la Chiesa con tutta l'umanità, attraverso l' Eucaristia, independentemente del Batesimo e della ortodossia, è ripetutta per Zundel in altri libri suoi.

"Gli uomini sono tutti insieme un solo pane e un solo corpo in Cristo Gesù" (M. Zundel, Un Autre Regard sur l 'Eucharistie, p. 185).

"Questo fato --[l'Eucaristia] -- questo fato è la Chiesa, e noi abbiamo li la propria conclusione della relizzazione efetiva della Presenza reale di Gesù nel Santissimo sacramento: c'`e bisogno, al prinicipio, che il corpo mistico di Cristo, c' è bisogno che al principio, tutta la chiesa nella qualle tutta l'umanità e tutta la creazione siano comprese, c' è bisogno che il corpo mistico si costitua. Perché soltanto lui sta nella possessione sul suo Capo, soltanto lui [il corpo mistico] è in possessione del suo Capo che è Gesù Cristo" (M. Zundel, Un Autre Regard sur l'Eucharistie, p. 184)

Vedremo questo problema più a fondo in un altro lavoro su Zundel.

Rirorniamo alla analise della citazione di Zundel, messa poco prima in caratteri grossi:

In essa, lui afferma che:

" se non esistesse più, al mondo, un solo essere aperto, almeno, in stato di desiderio, tutta la consacrazione sarebbe impossibile perché, allora ci mancherebbe la condizione essenziale: essere un appelo della comunità, per la comunità, e nella comunità".

Se non ci fossi nella Messa almeno una persona desiderando unirsi a tutta l'umanità, la consacrazione non sarebbe riuscita, e la Mesa sarebbe invalida ed ineficace.

"La consacrazione, infatti, sarebbe invalida ed impossibile senza questa riunione universale, perché, giustamente ella solamente si può realizzare nella comunità, per mezzo della comunità, e per la comunità" (M.Zundel, Un Autre Regard sur l'Eucharistie, p. 105. Sottolineato e grossetto nostri).

In questo modo, Zundel considera che tutte le Messe che sono dette d'accordo com la dottrina tradizionale della transostanziazione -- [e ne sono due milla anni che sono state dette cosi] -- sono state e sono invalide e ineficaci.

Sono state della magia che c' è bisogno di proibere.

Da qui, il odio contro la Messa di sempre, contro la Messa di San Pio V, e la insitenza ossessiva che si fa, oggi, afin di che tutto sia fato "comunitariamnete". La parola "comunità" si rese ossessiva. Si è tornata obligatoria. È diventata quasi un tabu o un talismano. Guai a chi non l'usa, o a chi si rifiuta a dileguarisi nella "comunità".

Ci perdoni il nostro paziente lettore che ripettiamo tante citazioni, che confermano le stesse idee di Zundel. Se abbaimo citato tanti testi ripetitivi di Zundel è perché il suo pensiero è di tal modo assurdo ed incredibilmente eretico, che dando una sola frase di lui, si potrebbe forse mettere in dubbio, se, realmente, lui a voluto dire quel delirio.

[E quantunque abbiamo citato tante frasi di Zundel, in diversi dei suoi libri, e cosi lunghe citazioni -- e noiose -- si è trovato un teologo, di Y, che mi accusa di aver tolto le frasi del suo contexto. Che cosa vorrebbe il teologo? Ch 'io copiassi i libri di Zundel integralmente?

Voglia di scusare l 'inescusabile. Voglia di difendere una dottrina a tutto costo].

Si domanderebbe: "Ma sará proprio cosi? Potrebbe darsi che ci è stato un errore d'impressione, o una mancanza di chiarezza di espressione? Non ci è stato, forse, qualche equivoco?

E tali dubii possono nascere anche de lo spavento, che si ha, al constatare come questa dottrina assurda spiega delle idee molto difuse, oggi, negli ambienti cattolici, e, praticamente in ogni parrochia.

E lo spavento è ancora più grande al accorgersi come le dottrine di Zundel transpariscono sotto le parole e le formule strane che si usano nelle Messe, oggigiorno, come elle si mostrano soggiacenti nella Nuova Messa di Paolo VI, cosi come in molte dottrine che hanno convolso la Chiesa dopo il Vaticano II.

Per questo abbiamo ripetuto le citazioni. Per questo domandiamo ai nostri pazienti lettori che legano ancora un'altra citazione di Zundel riferente alla transostanziazione della comunità = umanità nel corpo di Cristo.

"Si segue di li che l'Eucaristia è essenzialmenteuna presenza comunitária, una presenza alla comunità, per mezzo della comunità e per la comunità.

"Non è che Cristo nonsia presente: Lui è sempre interamnete presente in ognuno di noi, in ognuno di noi. Perché, se noi, noi non possiamo essere presenti e interiori agli altri, nel interno degli altri, perchè noi siamo limitati, è perchè le nostre frontiere ci impediscono questa presenza negli altri, è perchè il nostro egoismo ci rinchiude in nostra solitudine, Cristo, lui non ha frontiere, ne limiti, e, in consequenza, lui è nel interiore di ognuno di noi: lui è nel interno degli altri -- [lui è in mezzo a noi].

"Cristo, dunque, è li presente in tutti, degni o indegni, lui è presente a tutti, siamo noi che non siamo presenti a Cristo, e nella Eucaristia si trata precisamente che noi ci torniamo presenti a lui, che abiamo atuazione [prise, in farncese] su di lui, non una possessione materiale, no! Si trata di captare con nostra intimità questa intimità di Dio che si offre a noi. E precisamente il gesto comunitario, se lo facciamo lealmente va produrre i suoi frutti" (M.Zundel, Un Autre Regard sur l'Eucharistie, p. 34. Il sotto lineato ed il grossetto son nostri).

Se Cristo è presente in ogni uomo -- degno o indegno -- se nel sacrario Lui non è presente, per il contrario, se Lui è presente nella comunità, spiegasi allora perchè il prete deve voltarsi verso il popolo, e non verso il sacrario, durante la Messa.. La dottrina di Zundel spiega la necessità di che il prete dicca la Messa verso il popolo e non verso il sacrario.

È evidente, in questo texto sopracitato, che Zundel ha una concezione gnostica della eucaristia: Cristo sarebbe presente in tutti gli uomini, degni o indegni,, in peccato mortale o no. Allora, la dottrina cattolica della grazia è distruta. I peccatori hanno, anche loro, Dio realmente presente in loro. Tutto l’ordine sopra naturale cade a terra. L'uomo, per la sua stessa natura, è divino.

E se Cristo è già presente in tutti gli uomini, in ogni uomo, anche se siano indegni -- questa presenza, dunque, sarebbe independente delle stato morale della persona -- si dovrebbe domandare si questa presenza sia dunque, ontologica. Perchè se è cosi, se questa presenza è per raggione ontologica, tutti gli uomini, per il semplice fatto d 'essere degli uomini, anche che non siano cattolici, anche che non siano nemmeno battezzati, avrebbero Cristo presente in loro.

Ed è logico che Zundel pensa esatamente così, già che afferma che, per la consacrazione, Cristo è presente in tutta l 'umanità, senza eccettuare nessuno. Per questa raggione è che lui mette in rilievo che Cristo non ha limiti, non ha frontiere, nemmeno frontiere dogmatiche, neanche frontiere morali. Già che il dogma è un limite. Lo statto di garzia, tale come lo definisce la Chiesa, è un altro limite.

La dottrina di Zundel è un pancristismo simile a quello di Teilhard de Chardin, e questo pancristismo spiega l’attuale ecumenismo.

Se tutta l’umanità è il Corpo Mistico di Cristo, come il Corpo Mistico di Cristo è la Chiesa, si deve concludere che la Chiesa è la totalità della umanità, senza escludere nessuno.

Basterebbe essere un uomo, basterebbe essere concepito, per essere un membro della Chiesa.

Ogni uomo, qualsiasi la religione che lui professi, sia lui protestante, mussulmano, feticcista, budista, spiritista, pagano o ateo, uomo di buona o di cativa volontà, solo perchè è un uomo, avrebbe Cristo presente in lui, e sarebbe un membro della Chiesa. Tutti farebbero parte del Corpo Mistico di Cristo. Tutti sono membri della Chiesa.

Domanda Zundel:

"Che cosa facciamo noi nella Liturgia? Noi non pronunciamo, li, delle parole magiche per mettere Dio num calice. Che cosa facciamo noi nella Eucaristia? Noi facciamo con che tutta l’umanità appelli a Cristo, e si solidarizi con Cristo, diccendo su di Lui: "Questo è il mio corpo. Questo è il mio sangue". Tutta l’umanità venendo a porsi al piè della croce.

E Cristo, in queste stesse parole, investe sua comunità e si donna a l'umanità, diccendo sopra lei""Questo è il mio corpo. Questo è il mio sangue". E, al finale della enunciazione di queste parole, la Presenza reale della fraternità si dona realemente ai suoi. Lui si dona alla comunità, per via della comunità, e per la comunità".(M.Zundel, Un AutreRegard sur l’Éucharistie, p. 35)

"E dè proprio questo distacco che ha voluto provocare nell 'eucaristia stabilendo tra lui e noi tutta l’umanità, tutto l'universo. Per venire a me, ci dice Gesù, per incontrarmi realmente, per non trovare una caricatura o un idolo, per non ripetere l’illusione mortale degli apostoli bisognerá che voi assumiate tutta l’umanità e tutto l'universo --almeno nell’ intenzione, cioè, con tutte le energie di cui disponete in questo momento. Quando avrete formato insieme il mio corpo mistico, quando sarete tutti riuniti attorno alla mia tavola, allora sarà il momento di chiamarmi, e io non esiterò a rispondere". (M.Zundel, Stupore e Povertà, pp. 99-100).

Come si vede, Zundel non esita in inventare parole e a colocarle nella bocca dello stesso Gesù, elaborando cosi, un nuovo vangelo apocrifo, l'Evangelo secondo Zundel.

"Si segue di questo, che l'Eucaristia è essenzialmente una presenza comunitaria, una presenza alla communità, per mezzo della comunità, e per la comunità" (M.Zundel, Un Autre Regard sur l 'eucharistie, p. 34).

È chiaro che non ci mancherano quelli che pretendono giustificare Zundel presentando l'argomento che Cristo ha detto: "Dove due o più sarano riuniti in mio nome, Io sarò tra essi" (Mt. XVIII, 20).

Però, la promessa presenza di Cristo tra quelli che si riuniscono in suo nome è essenzialmente diversa della presenza reale e sostanziale di Cristo nella Eucaristia. Nel popolo riunito in suo nome, la presenza di Cristo é una grazia, non è una presenza veramente sostanziale del suo Corpo, Sangue, Anima e Divinità, come occorre nell'ostia. Equiparare queste due forme differenti di presenza è sofismare, e volere ingannare, utilizando la parola "presenza" in modo anfibologico, con due sensi diversi.

Per Zundel, Cristo non è reale e sostanzialemente presente nell'ostia, ma è presente nella comunità, cioè, per lui, nell'umanità.

Se questo fossi così, non sarebbe logico e naturale che il sacerdote celebrassi la Messa verso il popolo, verso la comunità, nella quale Cristo è realmente presente, e non verso il sacrario, dove, secondo Zundel, ci sta un oggetto ineficacce mantenuto in una cassetta, o un idolo simile ad un faraone.?

Il centro di tutto alla Messa sarebbe il Popolo-Cristo, e mai l'ostia consacrata.

Non sarebbe questa dottrina sacrilega e eretica di Zundel che ha inspirato la Nova Messa di Monsignore Bugnini?

Allora, quanta raggione ha avuto il Cardinale Ratzinger al dire che è satto uno sbaglio cambiare la regola che l'altare, il sacerdote ed il popolo, mantenessero voltati ad Oriente, e non verso il popolo. Che, dunque, è stato un errore comandare che il prete dicesse la Messa verso il popolo.

Questo spieguerebbe, anche perchè i Cardinali Ottaviani e Bacci, nel suo exame dela Nova Messa di Paolo VI gli hanno scritto che la Nova Messa era "un impressionante

allontanamento della teologia cattolica della Santa Messa" (Cardinali Ottaviani e Bacci, Breve exame critico del Novus Ordo Missae).

Per Zundel, dunque, la presenza di Cristo può essere solo comunitaria, solo può darsi nella umanità.

"Questo significa che nostro Signore poteva essere presente all'umanità solo sotto la forma di chiesa: e questo vuol dire che nostro Signore è il secondo Adamo, come diceva san Paolo. Nostro Signore, nel quale tutta la storia ricomincia, si ricapitola, nostro Signore che è il centro dell 'universo, nostro Signore che unisce in se stesso tutta la creazione, perché l'universo tutto non sia che una sola persona nella sua persona, non poteva dare altro appuntamento all' umanità che questa chiesa, la quale risponde dunque alle esigenze di una comunità" (M. Zundel, IL Volto di Dio nel Quotidiano, p. 164)

Ma Zundel va più avanti:

La consacrazione realizerebbe non solo la transosotanzaizione dell'umanità nel corpo di Crsito, ma farebbe ancora di più: transostanzierebbe il cosmos in Dio, in Cristo. La consacrazione divinizerebbe la materia.

"L'Eucaristia non è solamente la realizazione dell' umanità, ella è anche la realizazione del universo. Perchè l' universo deve, anche lui, entrare nella vita divina: l' universo, anche lui deve essere transfigurato per lo sguardo di Gesù. La vocazzione dell 'universo è di essere l 'ostensorio di Dio" (M. Zundel, Un Autre Regard sur l'Eucharistie, p. 75).

Zundel insinua, dice senza dire. Fratanto, l'universo è detto solamente l 'ostensorio di Dio...

Zundel fa capire quel che vuole dire ma lasciando sempre una via di fuga. Però finisce per dire cos`è, in che cosa consiste questa "vocazzione dell 'universo":

"E dopo, anche -- e ci sarebbero tante cose a dire! -- c'è la transostanziazione che si realizza in questa liturgia: questo cambio essenziale della strutura del pane e del vino nel corpo e nel sangue del Signore. C' è li una specie di miniatura sintetizata incommensurabile nella quale il più alto raggiunge il più basso, in che la materia è affocata in qualche modo per l’amore di Dio, in che la materia è transfigurata, transformata, transostanziata, per non conservare solamente le sue apparenze che veicolano la Presenza reale di nostro Signore.

"E sembra bene che questo ci mostri una vocazione dell'universo: l'universo non è chiuso in un determinismo ed in una fatalittà materiali. No! Lui è aperto, l'universo è aperto, l' universo ha una vocazione, l'universo è toccato dallo spirito, lui è chiamato a spiritualizarsi, a liberarsi, e questo vuol dire che Dio vuole comunicarsi all 'universo, fino al più piccolo atomo della materia, per, tanto quanto lui sia capace di ricevere questa comunicazione: c’ è li, una miniatura-- [un raccourci, in francese]-- straordinaria".(M. Zundel, Un Autre Regard sur l'Eucharistie, pp. 192-193).

Dunque, per Zundel, la materia deve "liberarsi". E per libertazione, lui capisce la divinizazione dell'universo materiale.

Questo è confermato per degli altri tezti di questo autore.

"Quando Gesù transforma o transostazia il pane ed il vino, quando lui introduce la libertà nel cuore della materia, come lui l'ha fato in tutti i miracoli, esatamente lui rivela che la vocazione dell' universo è di essere divinizzato: l' universo ha solo un movimento continuo che va dell' atomo all' uomo, e dell' uomo a Dio. Il proprio senso dell' universo è il di riffletere il volto di Dio, è quello di participare del suo amore, è quello di entrare nella giubilazione della Trinità divina.

"Ed ecco li che precisamente attraverso delle specie consacrate la materia è liberata, l' universo fisico si personaliza e l 'unità della creazione, per un momento, per lo meno, si realizza" (M. Zundel, Un Autre Regard sur l'Eucharistie, pp. 175-176. Il grossetto ed il sottolineatto è di nostra lavra).

In queste frasi, Zundel esprime una dottrina assai affine con il pancristismo del gnostico e modernista Teillhard de Chardin.

È questo pancristismo che fa capire quest'altra citazione del eretico che focalizziamo in questo articolo.

"La comunione è qualcosa di universale, e la manducazione è il segno che rappresenta un'altra manducazione, una identificazione misteriosa che si compie nel più profondo di noi, se siamo accordati con l'esistenza universale di Cristo.

"La vostra comunione è sempre la comunione di tutta la Chiesa, di tutta l' umanità, di tutto l' universo.; e per questo potete accostarvi alla comunione se non avete nessun movimento sensibile, perché la vostra comunione è la comunione della Chiesa intera." (M.Zundel,Il Volto di Dio nel Quotidiano, p. 171).

In un altro passaggio, Zundel scrisse:

"Dio ci immortalizza, lui è la respirazione di nostra vita, soltanto lui può fare di noi una presenza universale che includa tutta l' umanità e tutto l' universo per fare di lui un' ostia per la gloria del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo" (M. Zundel, Un Autre Regard sur l'Eucharistie, p. 186).

Avevamo detto che Zundel aveva deffinito l' universo transostanziato come un "ostensorio di Dio". Già, adesso, lui lo deffine come una "Ostia".

Si veda la conffermazione di questo pancrsitismo zundeliano, che non abbiamo inventato, nel tittolo di un capitolo del suo libro Un Autre Regard sur l'Eucharistie:

"La Promozione della materia in Eucharistia".

" L'Eucaristia è già la transfigurazione di tutto il cosmos e di tutto l' universo in uno riassunto prodigioso. In questa transfigurazione, quello che c’ è di più materiale nell 'universo è sposato da Dio e trasformato da Lui fino a diventare il veicolo della Presenza reale.

"La materia è promossa a diventare segno, ed il sacramento che ci comunica la presenza del Signore, è una miniatura di tutta la storia del universo, è la realizzazione della sua vocazione ultima, che è questa transfigurazione nella luce di Dio: giàmai la materia, quello che noi chiamamo materia, si trova così profondamente glorificata!

"È come l' immagine del corpo glorificato, del corpo che non più significa, finalmente, nella sua unità, senon la Presenza infinita che la penetra e che è la sua vita" (M. Zundel, Un Autre Regard sur l'Eucharistie, p. 190).

Non c'è più dubbio allora che, per Zundel, lo stesso cosmos è destinato a essere transostanziato in Dio. La materia sarebbe transostanziata, divinizzata in Cristo.

Per Zundel, in tutte le cose esisterebbe quello che lui chiama "la Presenza".

Già abiamo visto che, d' accordo con la Kabbalah, l'emmanazione sefirotica che sarebbe caduta nell' universo e che sarebbe apriggionata in lui, si chiama Schechinah, parola che significa precisamente "Presenza della Divinità", immanente nelle cose, e che si avrebbe bisogno di liberare, afinché lei ritorni al Ein Sof, la Divinità. Per la Kabbalah e per la Gnosi -- e la Kabbalah è la gnosi del giudaismo -- la funzione dell' uomo è di essere il redentore di se stesso, e, salvandosi, l'uomo salverebbe a Dio.

Or bene, si veda come Zundel afferma questa stessa dottrina tipicamente gnostica:

"Per riuscire a capire questo -- per quanto è possibile riuscirci -- si deve riconoscere che la comunicazione dell' intimità divina è il senso stesso della creazione, il cui sorgere inaugura un regime nuziale, che si esprime più profondamente nel linguaggio umano, nella frase: "Tu sei io" dell' antico rituale indù. È grazie a questa identificazione infatti che veniva formulato in questa secolare usanza il consenso che costituiva il matrimonio. È questo "tu sei io", riportato alla' origine del mondo, che illumina e fonda l 'equazione redentrice: per Dio, l 'uomo= Dio". (M. Zundel, Quale Uomo, Quale Dio!, p.158).

L'uomo è Dio. Questo è il primo articolo del Credo di Zundel (Cfr. nel finale di questo lavoro, il Credo di Zundel).

Curiosamente, Zundel aveva accusato la dottrina della Chiesa su l 'Eucaristia di essere il peggiore tipo di materialismo che possa esistere: "il materialismo religioso". Or bene, lui è che viene adesso dichiarare che per le parole della consacrazione, nella Messa, la materia è liberata, e si realizza allora la vocazione dell' universo materiale: entrare nella vita divina.

Zundel è un eretico che cerca impingere ai cattolici il peggiore materialsimo che possa esistere: il materialismo religioso, molto simile a quello che si trova nella Kabbalah e nel Romanticismo.

 

V -- Chiesa, Ecumenismo ed Apocatastasis

Come già abiamo visto, la dottrina di Zundel identifica l 'umanità com il Corpo Mistico di Cristo. Nel momento della consacrazione, alla Messa, tutto l' universo, tutta l' umanità, tutti gli uomini, senza eccetuare uno solo, sono transostanziati nel Corpo di Cristo. In questo modo, l' universo e l’umanità, senza eccezione di nessun uomo, sono divinizzati e sono identificati con Dio, diventando un solo essere, una sola persona con Cristo. In questo si realizzerebbe la vera redenzione della umanità.

In consequenza, ogni uomo, ancora che non sia cattolico, e che neanche sia almeno battezzato, farebbe parte della Chiesa..

Cosi sendo, il dogma cattolico "Fuori della Chiesa non c'è salvezza", sarebbe un assurdo, perché niente, e nessuno, può esere fuori della Chiesa.

Zundel va ancora più oltre.

Come lui afferma che in ogni uomo ci sia una misteriosa "Presenza" -- qualche cosa della propria Divinità, sostanzialmente imanente in tutte le cose, ed in tutti gli uomini -- tutti finirebbero per salvarsi. Nessuno potrebbe essere condannato, perché, caso contrario,

Dio sarebbe condannando a Se stesso, perché l'uomo è Dio. L'uomo = Dio.

Questa dotttrina della salvazione universale -- l'apocatastasis -- è stata condannata come eretica dalla Chiesa, ma Zundel la diffende senza timore nei suoi libri.

"Cristo ha voluto che tutti formassero un solo corpo, una sola vita, una sola persona, un solo essere nella sua presenza. È questo che Cristo ha voluto, lui che è il Secondo Adamo ed il grande restauratore, lui che è l' Uomo, e non solamente un uomo, lui che contiene tutta la storia, lui che è l 'unità del genero umano, lui che è tutte le generazioni ed il contemporaneo di ognuna: lui ha voluto che noi formassimo un solo corpo, una sola vita, una sola persona, un solo essere nella sua presenza.

"Se c' è un vuoto, se c' è una esclusione, se qualcuno è assente nel nostro cuore, se qualcuno è ripudiato o condannato, noi non possiamo essere una presenza reale, perché li è la questione: la questione non è che Gesù sia, o non sia, là, lui è sempre là, perché lui è interiore in ognuno di noi, lui è sempre là, in una espettativa infinita, lui è sempre là, qualsiasi siano le nostre rinegazioni, è a noi che compie essere là". (M.Zundel, Un Autre Regard sur l'Eucharistie, pp. 103-104).

In questo testo, Zundel lascia chiara la sua dottrina cristicamente monista, che ha per consequenze necessarie l’identificazione della Chiesa con l'umanità, e di questa con la Divinità, senza escludere nessuno. Dunque, nessuno può essere condannato.

Tutte queste considerazione permettono capire meglio, ora, per lo meno qualche d'uni degli articoli del Credo di Zundel, nel quale lui sostituisce Dio per l 'Uomo:

"Credo nel Uomo creatore dell' uomo.

Credo nella trinità: padre, madre e figlio.

Credo nella virginità della paternità e della maternità autentiche

Credo nella virginità dell' amore.

Credo nella comunione di luce nella qualle le persone si gerano e si riconoscano vicivendolmente.

Credo nel valore infinito del corpo umano e nella sua eternità.

Credo che Dio è la vita ed il segretto del corpo come lui si rivela in lui.

Credo che Dio si fa corpo tanto come lui si fa uomo.

Credo che il corpo solo diventa lui stesso sviluppando la funzione mistica che lo personifica e che scapa a tutto possedimento.

Credo che l' amore è un sacramento che abiamo bisogo di ricevere in ginochio".(M. Zundel, apud Sac. Marc Donzé, La Pensée Théologiche de Maurice Zundel, Ed du Tricorne, Genebra, ed. Cerf, Paris, 1980-1981, p.290).

Questo strano "Credo", che non ha nulla di cattolico, è statto trovato da Marc Donzé, fra gli scritti di Zundel che tratavano dell' amore e della sessualità, e lui lo publicò nel suo libro sopra citato.

Diversi articoli di questo "Credo" sono inintilegibili senza una spiegazione più profonda della teologia di Zundel.

Inoltre, come è naturale, è questa teologia che spiega la dottina eretica e gnostica che Zundel ha della Eucaristia.

Questa dottrina teologica di Maurice Zundel noi abiamo l'intuito di studiarla in altro lavoro che faremo in breve.

In qualunque modo vogliamo, ancora una volta, registrare il nostro stupore che un uomo con tale dottrina eretica, possa aver goduto della amicizia di Monsignore Montini, e dopo della amicizia del Papa Paolo VI. Questo nostro stupore cresce ancora più, arrivando presso lo scandalo, al sapere che Maurice Zundel è stato invitato da Paolo VI per predicare gli "esercizii spirituali" al Papa, ai Cardinali ed alla Curia Romana, in Vaticano, nel 1972.

Con questo rimane identificato "il fumo di Satana" che Papa paolo VI ha denunciato di infiltrarsi nel tempio di Dio.

San Paolo, 25 di giugno del 2002 (rivista nel 04/07/2002)

Orlando Fedeli.


    Para citar este texto:
"Maurice Zundel: um eretico scandaloso e spudorato"
MONTFORT Associação Cultural
http://www.montfort.org.br/ita/cadernos/religiao/zundel/
Online, 29/03/2024 às 06:45:35h